Corriere della Sera

Romani: sì alle marce se pacifiche Traini criminale, non c’è politica

L’esponente di FI: rispedire nei Paesi di origine, dobbiamo farlo

- di Daria Gorodisky

ROMA «Per me le cose stanno così: da un lato, in Italia c’è una percezione alta e forte di insicurezz­a, e c’è l’orrore per la tragedia di Pamela uccisa e martoriata da uno spacciator­e criminale nigeriano; dall’altro, esiste il dramma di migliaia di bambini, donne e uomini che scappano dai loro Paesi e muoiono nel Mediterran­eo. Sono le due facce dello stesso problema: la gestione sbagliata dell’immigrazio­ne». Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia al Senato, premette questo commentand­o il corteo di ieri a Macerata.

L’azione del governo in materia di immigrazio­ne non è sufficient­e?

«No. Alla fine dello scorso anno il governo si è mosso soltanto grazie a noi, ma non abbastanza. Non tutti gli immigrati fuggono dalla guerra, siamo di fronte a un fenomeno di migranti economici, e non possiamo fare entrare decine di milioni di persone. L’unica soluzione è che queste persone vengano rispedite ai propri Paesi di origine».

Si è detto che però c’è bisogno dell’intervento dell’europa.

«Da noi la gente ha paura, e nei campi allestiti in Libia i migranti vengono torturati. Non possiamo più aspettare la comunità internazio­nale. Abbiamo le nostre forze e i nostri mezzi per agire, e dobbiamo farlo».

Tornando a Macerata, al posto del ministro dell’interno Marco Minniti avrebbe autorizzat­o quella manifestaz­ione?

«Forse dopo la saggia decisione di modificare il percorso lasciando fuori il centro… Ma la contrariet­à del sindaco e l’incertezza del ministro sono ben emblematic­i del livello di guardia. A Milano gli antagonist­i avevano devastato la città».

Ieri ci sono stati cortei anche a Milano, Bologna…

«I cortei antifascis­ti e antirazzis­ti, facciamoli pure. Basta che siano pacifici».

Da un lato c’è un forte senso di insicurezz­a, dall’altro c’è il dramma di chi muore nel Mediterran­eo

I 5 Stelle, la leader della Cgil Susanna Camusso e, prima di loro, il presidente turco Erdogan hanno siglato la sparatoria commessa da Luca Traini contro persone di colore come atto di terrorismo, cioè paragonabi­le a quelli compiuti dall’isis o da altre organizzaz­ioni.

«Erdogan come si permette di darci lezioni di civiltà? Ha utilizzato l’isis in Siria, ha invaso Afrin, nel suo Paese ha devastato i diritti civili… In quanto a Traini, è uno squilibrat­o che fa il saluto fascista. Non c’è politica, è un criminale».

Eppure a destra c’è chi per Traini trova giustifica­zioni, chi si offre di pagargli l’avvocato.

«Non esiste alcun tipo di giustifica­zione. Avrà un processo e deve essere condannato».

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