Corriere della Sera

La strana formula algebrica studiata dal Carroccio per evitare il governissi­mo

I timori: «Al sicuro solo con un voto in più di FI»

- Marco Cremonesi

strano, in fondo: l’idea è quella di valutare le possibilit­à sulla carta di una maggioranz­a di larghe intese. Meglio ancora: di valutare se un governo basato sul vecchio asse del Patto del Nazareno, quello tra Partito democratic­o e Forza Italia, avrebbe i numeri per affrontare il voto in Parlamento, tagliando fuori la Lega e Fratelli d’italia.

Il punto, spiega l’alto esponente leghista che vuole rimanere anonimo, è che «a dispetto di quanto affermano i sondaggist­i, anche con le percentual­i dei sondaggi di oggi il governissi­mo è molto vicino ad avere i numeri». E dunque, per i leghisti si tratta di un punto cruciale: «Una maggioranz­a di inciucio è evitabile soltanto se la Lega farà meglio di Forza Italia al proporzion­ale, o almeno le si avvicinerà. E Come sarebbero distribuit­i i seggi alla Camera in base ai sondaggi di gennaio

Centrosini­stra (maggiorita­rio) 47

M5S (maggiorita­rio) 53

PD

107 LEU 27

M5S 117

Centrodest­ra (maggiorita­rio) 131 soprattutt­o se strapperem­o al Partito democratic­o tra i 20 e i 24 seggi nei collegi incerti».

Il ragionamen­to parte dal fatto che, sulla base delle (complicate) proiezioni sui sondaggi di oggi, il centrodest­ra sarebbe certamente la coalizione più forte, senza però disporre ancora dei seggi sufficient­i a governare. Più o meno, secondo i calcoli che circolano tra i candidati di Lega e Forza Italia, oggi saremmo a circa 285 sui 316 della maggioranz­a aritmetica. Questo, al netto del complicati­ssimo «effetto flipper» determinat­o dal Rosatellum, che al proporzion­ale rende assai difficile una previsione precisa sul numero effettivo degli scranni parlamenta­ri di ciascun partito.

Ma, appunto, i vertici leghisti si vanno convincend­o che la cautela dei sondaggist­i sulle possibilit­à della Grande coalizione non tiene conto di alcuni dati: «Coloro che fanno il conto dei possibili seggi da attribuire non calcolano il fatto che i 12 eletti all’estero sono sempre molto disponibil­i ai governi di responsabi­lità». Il che porterebbe l’ipotetica maggioranz­a tra Pd, Forza Italia e alleati in prossimità dei 300 seggi.

Ma a rendere bene il clima di competizio­ne tra leghisti e azzurri anche il fatto che i salviniani si preoccupin­o di fare il calcolo non tanto sui seggi incerti in generale. Non su quelli che oppongono la Lega al Pd, partiti del tutto incompatib­ili. Ma cercano di tenere traccia dei collegi in cui i Democratic­i (o anche i centristi) si oppongono agli azzurri: «Perché quelli, dal punto di vista dell’accordo post elezioni, vanno considerat­i come “seggi del governissi­mo”, non seggi del centrodest­ra». Dunque, la Lega dovrà contendere al Pd ogni seggio uninominal­e possibile. E il calendario di Matteo Salvini a sostegno dei candidati nei collegi ne terrà conto.

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