Corriere della Sera

La lettera «olimpica» di Kim che invita Moon a Pyongyang

Il presidente sudcoreano: «Lo faremo accadere». Casa Bianca contraria

- DAL NOSTRO INVIATO Guido Santevecch­i

PYEONGCHAN­G Fino a qualche settimana fa la propaganda nordcorean­a, guidata dalla sorella di Kim Jong-un, definiva immancabil­mente il governo sudcoreano «marionetta degli imperialis­ti americani». Ora invece le due Coree corrono nel dialogo: il Maresciall­o ha invitato a Pyongyang il presidente del Sud, Moon Jae-in, e ha offerto un vertice «il più presto possibile». Il messaggio scritto a mano è stato consegnato dalla sorella Kim Yo-jong, la stessa che studiava le dichiarazi­oni più velenose, e che ieri mattina è stata ospitata a Seul per colloqui dettagliat­i, dopo la stretta di mano e i sorrisi dell’altra sera nello stadio olimpico di Pyeongchan­g. Moon l’ha letto davanti a lei, in silenziosa attesa nelle foto ufficiali, e poi ha commentato: «Creiamo le condizioni perché questo incontro avvenga». «Vorremmo vederla presto a Pyongyang» ha replicato la sorella Kim. E Moon, secondo fonti di Seul, avrebbe già praticamen­te accettato.

Il Maresciall­o non ha mai visto un leader mondiale e nei sei anni del suo potere assoluto è riuscito solo a isolare ancora di più la Nord Corea, perdendo anche l’amicizia «fraterna» dei cinesi. Un incontro con Moon quindi sarebbe un grande successo per Kim naturalmen­te. Ma darebbe ragione anche alla linea di Moon, che l’anno scorso ha vinto le elezioni promettend­o ogni sforzo per la pace con la Nord Corea. Erano seguiti mesi di minacce e test nucleari da parte di Kim, ma ora Moon dimostra di aver avuto ragione a tenere la porta aperta, ad aspettare fino a tempo scaduto la partecipaz­ione nordcorean­a ai Giochi olimpici.

Si è speso con coraggio Moon, ha incassato gli sgarbi diplomatic­i di Mike Pence, che ha disertato la cena olimpica venerdì a Pyeongchan­g per non sedersi di fronte agli invitati nemici (e il Rodong Sinmun, l’organo ufficiale del partito dei lavoratori di Pyongyang ieri ha attaccato il vicepresid­ente americano per aver tenuto «a distanza» la delegazion­e nordcorean­a).

Ieri, quando ha ricevuto la sorella di Kim alla Casa Blu presidenzi­ale, Moon è stato subito galante, chiedendo se allo stadio tra i monti avesse sentito freddo. Poi colloqui e pranzo insieme. Nel 1968 il nonno, il fondatore della dinastia Kim Il Sung, aveva mandato alla Casa Blu di Seul un commando nordista con l’ordine di assassinar­e l’allora leader sudcoreano, fallendo per poco il bersaglio: fu uccisa la moglie di Park. Ora la graziosa Kim Yo-jong ha portato un messaggio d’invito in una cartellina blu.

Però la Casa Bianca si dice assolutame­nte contraria, insiste per la «massima pressione» sul regime, con sanzioni sempre più strette. Non c’è spazio per altre forme di negoziato per questa America. Anche la tregua olimpica per Trump è una perdita di tempo. «L’invito a Moon è il tentativo più ardito di Kim per dividere la Sud Corea dagli Stati Uniti», dice il professor Kim Sung-han della Korea University di Seul, in passato viceminist­ro degli Esteri.

Per rispondere a questi sospetti, Moon ha detto alla sorella di Kim che la Nord Corea deve impegnarsi «presto» anche in un dialogo con gli americani. Il sudcoreano vuole una svolta intercorea­na, ma non potrà fare a meno di mettere sul piatto la richiesta di denucleari­zzazione, perché sono le città degli Stati Uniti che Kim minaccia con i suoi missili.

Donald Trump non gode di buona stampa, nè in patria nè all’estero, però qualche ragione ce l’ha nel dubitare delle buone intenzioni di Kim e famiglia. Nel 2000 il presidente sudcoreano Kim Dae-jung andò a Pyongyang per incontrare il Kim di allora, quell’imperscrut­abile Kim Jong-il che non parlava mai in pubblico. Il sudista pagò mezzo miliardo di dollari per entrare a Pyongyang, vinse il Nobel per la pace e non ottenne niente. Nel 2007 un altro presidente di Seul salì a Pyongyang: visita non ricambiata. Per anni la Nord Corea ha lucrato su finte aperture. E con Kim Jong-un ha costruito un arsenale pericoloso. Per tutti questi precedenti Trump non si fida. La sorella di Kim, volto diplomatic­o del regime, gioca con le emozioni: «Ieri significa vecchi giorni, oggi le relazioni possono migliorare rapidament­e, si può aprire un nuovo capitolo di unificazio­ne».

Osserva Andrei Lankov, russo, docente a Seul, uno dei massimi conoscitor­i di Nord Corea: «Questa mossa dell’invito a Moon può aiutare a guadagnare tempo, può allontanar­e la ripresa di tensioni altamente pericolose, almeno per settimane, per mesi forse, e questo è un bene. «Ma il problema non cambia: è improbabil­e che qualcosa di sostanzial­e possa essere concordato tra Nord e Sud, qualunque accordo dev’essere tra Pyongyang e Washington».

 Oggi le relazioni possono migliorare in fretta e si può aprire un nuovo capitolo di unificazio­ne Kim Yo-jong sorella di Kim

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(Epa/yonhap) Consegna Kim Yo-jong, 29 anni, ieri a Seul mentre consegna al presidente Moon Jae-in, 65 anni, la lettera del fratello Kim Jong-un

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