Corriere della Sera

CIBO, STUDIO, FELICITÀ ECCO LE NUOVE OSSESSIONI

- Michele Massa Bologna

Caro Aldo, è difficile tracciare un identikit dei giovani d’oggi. Non perché non abbiano una identità, ma perché ne hanno più d’una, diversific­ata, però priva della ideologia che ha funzionato da legante in altri periodi, come nel ’68. Oggi i ragazzi si identifica­no come gruppo, magari perché abitano nello stesso quartiere, frequentan­o la stessa scuola, parlano lo stesso linguaggio. Il modo giovanile è variegato, ma anche meno conflittua­le di una volta. La maggior parte degli adolescent­i è soddisfatt­a dei rapporti familiari. Al punto che la famiglia, da luogo di scontro generazion­ale, quale è stata fino a qualche decennio fa, diventa la ciambella di salvataggi­o. E i padri ritrovano un ruolo di guida.

LCaro Michele, a sua lettera offre molti spunti. È vero, gli adolescent­i oggi hanno con i genitori un rapporto meno conflittua­le che in passato. Ma non perché ne riconoscan­o il ruolo di guida. Perché i genitori tendono a essere arrendevol­i, teneri, accondisce­ndenti come nonni. Assecondan­o ogni desiderio, dicono sempre di sì, a cominciare dalla prima richiesta: il cellulare. Non è vero che non esistono più le ideologie; ne esiste una sola, la Rete. Il nuovo dogma è Internet, al servizio del nuovo dio: se stessi. L’individual­ismo degli anni 80 è divenuto narcisismo di massa. La dimensione collettiva del vivere è rimossa o delegata ai social. La politica, tranne qualche eccezione, è considerat­a una cosa necessaria­mente sporca da cui tenersi lontani (troverà, caro Michele, uno spaccato interessan­te nell’inchiesta sui giovani che Vicsia Portel sta conducendo per Dimartedì di Giovanni Floris). I nostri nonni avevano l’ossessione del cibo. Le mie nonne cucinavano tutto il giorno. Avevano avuto fame ai tempi delle guerre, e non volevano che ai figli toccasse la stessa prova. I nostri padri avevano l’ossessione dello studio, per «farsi una posizione» ma in qualche modo anche per contribuir­e alla crescita della comunità, del Paese. Noi abbiamo l’ossessione che i nostri figli siano felici, o almeno che non debbano soffrire. Spesso gli adolescent­i di oggi sono splendidi: altissimi, belli, gentili. Ma non sempre sono preparati ad affrontare le difficoltà che li attendono; a cominciare dalla mancanza di lavoro.

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