Corriere della Sera

Sono 500 mila gli italiani in pensione da oltre 36 anni

- di Mario Sensini

Sono quasi cinquecent­omila, e sono destinati a crescere, i pensionati italiani che ricevono l’assegno previdenzi­ale dal 1980 o prima, quindi almeno 37 anni. Quelli che incassano la pensione da prima del 1982 sono invece oltre 700 mila. I dati emergono dall’osservator­io statistico dell’inps, secondo il quale le pensioni che vengono liquidate da prima del 1980 sono 471.545, gran parte delle quali (413 mila) nel settore privato. Le pensioni pubbliche erogate da più di 37 anni sono poco più di 58 mila. Ma è soprattutt­o il loro numero che è destinato a salire nei prossimi anni, grazie alle baby-pensioni che consentiva­no agli uomini di lasciare il lavoro con 20-25 anni di contributi e alle donne (con figli) dopo appena 14 anni sei mesi e un giorno. Le pensioni che vengono liquidate da così tanto tempo sono lo specchio dei malfunzion­amenti di allora, poi corretti dalle varie riforme. L’età della decorrenza alla pensione nel settore pubblico è di 49,9 anni per la vecchiaia e di 46,7 anni per l’anzianità, mentre nel privato è pari a 54,7 anni. Nel caso dei superstiti, l’età media di decorrenza del trattament­o previdenzi­ale è di appena 40,7 anni. L’importo medio delle vecchie pensioni è pari a 807 euro per i privati e a 1.660 per i pubblici usciti con la pensione di vecchiaia prima del 1980 (1.465 nel caso di uscita per anzianità).

In non pochi casi chi è andato in pensione in quegli anni, prima ancora che scattasse la riforma Dini, e dunque il sistema di calcolo meno favorevole dell’assegno, incassa nell’arco della vita da pensionato tra il doppio ed il triplo di quanto versato, da lavoratore, con i contributi previdenzi­ali.

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Tito Boeri, presidente dell’inps

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