Corriere della Sera

Primedonne d’italia

Federica Brignone progetto Gigante «È la mia gara, non voglio tornare a mani vuote»

- Flavio Vanetti

PYEONGCHAN­G «Non devo avere la smania di spaccare tutto, non è così che si vince». Federica Brignone fa una promessa a se stessa e ai Giochi olimpici e va in battaglia da «capitana» delle ragazze del gigante. Le tocca: un successo e un terzo posto, in un’annata dove non si è vinto tanto ma nella quale solo una volta si è bucato (a fine gennaio a Lenzerheid­e), le valgono i galloni del comando.

Non sarà sola: Sofia Goggia, decisa a togliere la ruggine alla disciplina che un anno fa la proiettava in alto e le regalava il bronzo iridato, la veterana Manuela Moelgg (fino a dicembre una macchina da podio) e il giovane talento di Marta Bassino la affiancher­anno. Sarà Italia vs Worley, Shiffin, Rebensburg, Gut e l’affollatis­simo resto del mondo che conta di suonarle alla squadra che ci piace definire il Wunder Team delle porte larghe. O si fa la medaglia o si muore? No, ci mancherebb­e. Ma con quello che si è visto nelle ultime due stagioni sarebbe un discreto smacco, inutile girarci intorno.

E forse il paracadute per le gigantiste non c’è: «È una questione prima di tutto mediatica, lo capisco», ammette Federica, che peraltro sottolinea la necessità «della buona prestazion­e prima che del risultato nudo e crudo». Del resto, è plausibile che l’andare bene generi una classifica adeguata: «Daremo tutte il massimo, vogliamo tornare a casa con qualcosa in mano. Però siamo anche esseri umani...».

Tutte hanno una buona ragione per andare forte, ma lei, la «capa», di motivazion­i ne ha un sacco. La prima: è una stagione ripresa per i capelli, dopo un infortunio estivo e l’eredità di una pubalgia tenuta a fatica al guinzaglio: «Mi passa per la testa che il solo essere qui è una gran cosa». C’è poi il suo passato, in altalena tra talento (argento al Mondiale 2011), infortuni, cadute e risalite. E questo mentre una Rebensburg, già sua rivale da juniores, l’oro all’olimpiade lo vinceva. Infine, un podio olimpico chiuderebb­e definitiva­mente i conti in famiglia con mamma Ninna, che a Lake Placid fu quarta: «Quel giorno mia madre fu sfortunata: sfiorò la medaglia sciando con 39 di febbre. Se mi andasse bene, sarebbe anche per lei». Insomma, Federica di lavoro in Corea ne ha. Cercherà di infilare nella normalità questa esperienza su più fronti (per lei pure la combinata, il superg e probabilme­nte la discesa). Con il mental coach ha lavorato sull’idea dei Giochi e sul fatto «di viverli come se fossero una gara come un’altra». Adesso si tirano le somme: «Sono serena, ma non è del tutto così. Lo stress ci sarà: sono qui per giocarmela, non per una passeggiat­a. E non sarà facile rompere il ghiaccio con il gigante, la “mia” gara». Però l’occasione va colta.

Anche per regolare i conti con i Giochi, fin qui avari. La prima volta, a Vancouver, rimediò soprattutt­o la sgridata della nonna, perché in television­e aveva detto parolacce: «Non la farò più arrabbiare, giuro. Ma in Canada ero debuttante e il peso del pronostico cadeva sulle compagne». Sochi 2014 fu invece complicata: «Rientravo da un anno di stop ed ero outsider, anche se di livello. Ma non ero regolare, restai con l’amaro in bocca». Quell’esperienza le lasciò però anche altro. In positivo. «È la voglia di lavorare su me stessa in vista di questa Olimpiade. Eccomi qui: cercherò di non ripetere quegli errori, con lucidità mentale e giusta cattiveria».

La capitana Con Goggia, Moelgg e Bassino punta a una medaglia: «Cercherò di non ripetere gli errori»

 ?? (Ap) ?? Obiettivo podio Federica Brignone, 27 anni, punta a una medaglia in slalom gigante
(Ap) Obiettivo podio Federica Brignone, 27 anni, punta a una medaglia in slalom gigante
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(Afp) Carica Sofia Goggia, 25 anni

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