Prime pappe «giuste» perché i bambini non siano futuri obesi
Lo svezzamento, o meglio il passaggio all’alimentazione complementare, è un importante traguardo nella vita del neonato e dei genitori che spesso lo vivono con apprensione. Che strategie adottare?
Una risposta viene dal Dipartimento di igiene e prevenzione sanitaria di Ats Milano Città Metropolitana nel documento: «Alimentazione complementare dai 6 ai 24 mesi: aspetti applicativi». Il documento, (su www.ats-milano.it) nasce da indagini nutrizionali: la dieta dei piccoli italiani, tra i 6 e i 36 mesi, è troppo ricca di proteine e di sodio, mentre è povera di ferro e di grassi. Squilibri da evitare, perché possono favorire abitudini alimentari scorrette e aumentare il rischio di sviluppare obesità e varie malattie quali quelle cardiovascolari e diabete. E quindi, quali accorgimenti seguire? «Moderare le proteine — risponde Armanda Frassinetti, dietista, coordinatrice del documento —. Dai 6 ai 12 mesi si deve restare sui 10/15 g al giorno. Poiché queste quantità includono anche il latte, che continua ad avere un ruolo fondamentale, nella pappa dei bimbi di 6 mesi, generalmente si prevedono come fonti proteiche 10 g di legumi decorticati secchi o 20 g di pesce oppure 15 g di carne fresca o mezzo omogeneizzato (i salumi andrebbero evitati) o due cucchiaini di parmigiano o mezzo uovo da proporre singolarmente e non contemporaneamente,
come spesso si fa. Nei mesi successivi le quantità aumentano, ma poco (si veda grafico, ndr). È una buona strategia offrire anche una piccola porzione di verdura, variando tipo e colore. Alla fine della pappa, frutta fresca di stagione (schiacciata o grattugiata senza l’aggiunta di zucchero). Per tutto il primo anno di vita, e anche dopo, non andrebbero aggiunti ad alimenti e bevande sale e zucchero. Questo abitua il bambino ai gusti naturali e riduce la propensione verso cibi troppo dolci o salati». «Ricordiamo inoltre — aggiunge Elvira Verduci , pediatra, tra i revisori del documento —, che la scelta del momento del divezzamento dipende anche dalla maturità neurologica del lattante e dal suo interesse verso alimenti differenti dal latte. Non esistono modalità definite per iniziare il divezzamento: diversi modelli alimentari possono portare a soddisfare i fabbisogni nutrizionali del bambino tra o 6 mesi e i 3 anni. Va però favorita l’interazione tra preferenze familiari e indicazioni del pediatra, per aiutare il bambino a orientare le scelte nell’ottica di una alimentazione corretta. E se il bambino non gradisce un cibo, non insistere, ma riproporlo nei giorni successivi preparato diversamente».