Corriere della Sera

Meta e Moro, carriere parallele che si incrociano all’ariston

- A. Laf.

SANREMO Il premio, la scultura con il leone e la palma simboli della città di Sanremo, per il momento se lo tiene Fabrizio Moro. «Ce lo siamo giocati a pari e dispari e ha vinto lui. Spero che arrivi presto la mia copia», ride Ermal Meta. Ecco la coppia che ha vinto il Festival con «Non mi avete fatto niente», la speranza come risposta al terrorismo. Vite parallele. «Siamo nati entrambi in questa città e su questo palco», sottolinea Moro. Lui vinse fra i Giovani nel 2007 con «Pensa», ispirata da un film su Borsellino. Il collega dopo un paio di esperienze con alcune band è tornato da solista al Festival fra i giovani nel 2016 e l’anno scorso ha raccontato la violenza in famiglia con «Vietato morire». Hanno anche fatto i coach ad «Amici». Ermal è nato in Albania 36 anni fa; Fabrizio ha 42 anni e viene dalla periferia di Roma. Settecento chilometri di distanza, ma esperienze comuni: famiglie semplici, qualche ostacolo da superare, «un passato turbolento» come dice il maggiore. Racconta l’altro: «Quando due persone hanno alcune cose negli occhi non c’è bisogno che se le raccontino, le percepisco­no. Una volta delle prime volte che ci siamo visti lui mi ha detto “Siamo due sopravviss­uti”. Che parola eloquente: ci siamo sintonizza­ti subito». La loro canzone è stata il caso del Festival: Andrea Febo, che l’ha scritta con loro, aveva già usato il ritornello per un altro brano. Sono stati sospesi per 36 ore ma la Rai ha verificato che il regolament­o era rispettato perché la parte non nuova era inferiore al 30 per cento. Rivincita? «Nessuna rivalsa, non c’è rancore ma solo felicità», dice Ermal. «Sono abituato a trasformar­e gli ostacoli in energia positiva e questo mi ha dato la forza per interpreta­zioni migliori», rilancia Fabrizio. Salvini ha detto che il Festival, fra terrorismo e migranti, ha dimenticat­o i terremotat­i italiani. «Credo che da questo palco sia partito un messaggio importante», spiega Moro. Aggiunge il collega. «La nostra è una canzone pro umanità più che antiterror­ismo. La musica può aiutare la gente a non avere

I percorsi futuri

Ermal nato in Albania, Fabrizio cresciuto nella periferia romana «Ora ci attendono percorsi indipenden­ti tra album e tour»

paura. Non può invece dare un tetto a chi non ha più una casa: ci deve pensare il governo». Si erano conosciuti l’anno scorso proprio qui, l’amicizia si è sviluppata durante gli eventi musicali dell’estate: una settimana assieme cosa ha cambiato? «Sono uno che plana circolarme­nte, mi avvicino lentamente. In questi giorni ho scoperto che abbiamo la stessa tenacia, lui è più taciturno», racconta Meta. «Ermal rispetta sempre i perimetri degli altri. La sua presenza mi ha dato forza». Adesso carriere e vite tornano parallele. «Abbiamo due percorsi indipenden­ti con i rispettivi album e tour. Però ho delle strofe che non riesco a concludere e chiederò aiuto a Ermal...». Battuta finale del collega: «A patto che si resti entro il 30 per cento».

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