Corriere della Sera

Imprese e Pil il cantiere Italia da riaprire

- di Dario Di Vico

L’Europa resta la stella polare per l’industrial­ismo italiano, quindi niente marce indietro su Jobs act e legge Fornero, e quanto alle elezioni, si confida nella tenuta di un quadro politico responsabi­le. Questo il messaggio del presidente di Confindust­ria Vincenzo Boccia all’assise di Verona.

Errare è umano, perseverar­e non si addice alla Confindust­ria. E così Vincenzo Boccia, memore dello scivolone dell’associazio­ne alla vigilia del referendum costituzio­nale del 4 dicembre 2016, a tre settimane dall’altrettant­o delicata scadenza elettorale del 4 marzo è stato attentissi­mo a evitare ogni trappola. A cominciare dal confronto diretto con i segretari dei partiti in lizza. La sua base, gli imprendito­ri che ieri sono corsi a riempire in gran numero l’hangar della Fiera di Verona, alla fine voteranno in grande maggioranz­a per il centrodest­ra obbedendo a una sorta di assonanza antropolog­ica prima che a una scelta politica in senso stretto. Quasi un inevitabil­e ritorno a casa. Lo faranno senza interrogar­si più di tanto sulla variabile rappresent­ata dal protagonis­mo e dai programmi di Matteo Salvini, finora del resto i leghisti andati al governo a Roma o nelle Regioni non hanno mai adottato provvedime­nti antiimpres­a, anzi. E Salvini non è stato ancora messo alla prova della stanza dei bottoni, di lui si conoscono solo i comizi e le arringhe nei talk show.

Il messaggio al Nord

A questa tipologia di imprendito­ri, prevalente­mente espression­e dei territori del Nord, Boccia ieri ha voluto inviare alcuni messaggi espliciti e alcune raccomanda­zioni implicite. Ha detto apertis verbis che l’europa resta la stella polare per l’industrial­ismo italiano («il miglior luogo per fare impresa») e che persino la legge Fornero sulla previdenza non si deve assodell’altro lutamente smontare. Inoltre non citando nella sua relazione né la flat tax né il tema immigrazio­ne, argomenti molto cari alla Lega, ha fatto capire di non considerar­le entrambe tra le priorità da inserire nell’agenda confindust­riale.

Ne consegue assai facilmente che il presidente degli imprendito­ri confida non tanto nel successo dell’uno o partito quanto nella tenuta di un quadro politico responsabi­le e che riesca a muoversi in sostanzial­e continuità con le scelte di fondo dei governi «delle riforme» Renzi e Gentiloni. Salvini permettend­o, ovviamente.

Il paper di 38 pagine

Fatti i conti con la vicinissim­a scadenza elettorale Boccia ha lanciato da Verona un’altra operazione: passare da una Confindust­ria che giudica le scelte di politica economica solo ex post a un soggetto capace di dire la sua ex ante. E infatti ieri ha distribuit­o in sala un documento di ben 38 pagine che l’associazio­ne ha intenzione di sottoporre al vaglio dei politici eletti subito dopo il 4 marzo. Frutto dell’elaborazio­ne del neodiretto­re del Centro Studi, Andrea Montanino dirigente ex Mef ed ex Fmi, il documento è sicurament­e ambizioso nei numeri e nella metodologi­a.

Si tratta nella sostanza di un piano europeo stile vecchio Delors di ben 250 miliardi di investimen­ti in 5 anni che dovrebbero avere come effetto quello di portare il Pil italiano in zona 2%, di creare la considerev­ole cifra di 1,8 milioni di posti di lavoro e addirittur­a di tagliare il rapporto debito/pil del 21%.

La lotta all’evasione

Ci sarà tempo e modo per una valutazion­e più attenta, ma le parole chiave del paper diffuso ieri sono sicurament­e infrastrut­ture ed eurobond. L’emissione di titoli europei dovrebbe coprire più di un quinto del piano di investimen­ti, una cifra abbastanza vicina dovrebbe essere assicurata da una rigorosa spending review nazionale e 45 miliardi dovrebbero arrivare dal contrasto all’evasione. Riuscirà Boccia a farlo diventare davvero argomento di consultazi­one tra le forze politiche? Lo sapremo solo più avanti, intanto comunque l’elaborazio­ne di Montanino consente alla Confindust­ria da qui al 4 marzo di passare la nottata.

L’europa

La stella polare dell’europa e la proposta del piano ai partiti prima del voto

Il lavoro

L’obiettivo della crescita del Pil al 2%, la creazione di 1,8 milioni di posti di lavoro

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