Missili nucleari in Europa: troppe distrazioni
Alta tensione Russia e Usa si accusano reciprocamente da qualche mese di violare l’accordo Inf del 1987 che bandì i vettori con gittata fino a 5.000 chilometri
Quasi senza rendersene conto, l’europa si accinge a diventare teatro di un nuovo braccio di ferro nucleare tra Mosca e Washington. Come al tempo degli euromissili, quando la base siciliana di Comiso ospitava i Cruise e la Germania faceva altrettanto con i Pershing II americani per far fronte agli SS-20 sovietici.
Ma con l’aggravante, questa volta, che i pericoli innescati da una corsa al nucleare in Europa sarebbero maggiori e meno controllabili rispetto a quelli sperimentati nella guerra fredda degli anni Ottanta.
Le premesse esistono, e sono in costante e allarmante accelerazione. La prima. Mosca ha confermato nelle scorse settimane di aver schierato permanentemente a Kaliningrad, nell’antica Koenisberg di Immanuel Kant, una nuova generazione di missili Iskander capace di portare testate nucleari a 450 chilometri di distanza. Le Repubbliche Baltiche e la Polonia, territorio Nato, sono sotto tiro. Il Cremlino spiega che si tratta di una risposta allo schieramento di circa cinquemila soldati dell’alleanza Atlantica in Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania per garantire a questi Paesi di prima linea che in caso di aggressione russa scatterebbe la solidarietà degli alleati prevista dall’articolo 5 del trattato.
La seconda. Russia e Usa si accusano reciprocamente da qualche mese di violare l’accordo Inf del 1987, che eliminò in un colpo solo i missili nucleari con base a terra e con gittata tra i 500 e i 5.000 chilometri: i già citati euromissili. Gli Iskander di Kaliningrad per un soffio non rientrano in questa categoria, ma gli americani affermano che Mosca ha già pronto un vettore con portata tra i 2.000 e i 3.000 chilometri e hanno pubblicamente annunciato di aver studiato una adeguata risposta da schierare in Europa se necessario. La Russia nega e ritorce le accuse puntano l’indice contro una componente dello «scudo» antibalistico Usa operativo in Romania e quasi pronto in Polonia. Malgrado gli appelli di Gorbaciov, a Mosca e ancor più a Washington tira aria di denuncia del trattato del 1987. Il che lascerebbe a entrambi mano libera. Soprattutto in Europa.
La terza. Ai primi dello scorso febbraio gli Usa hanno rivisto la loro dottrina nucleare annunciando lo sviluppo di armi atomiche di minore potenza che potrebbero essere
Eserciti in campo In Ucraina è già in corso un conflitto, con 10 mila morti, cosa impensabile durante la Guerra fredda
utilizzate anche in risposta ad attacchi non nucleari. Si pensa forse al Medio Oriente, forse alla Corea del Nord, ma di sicuro si pensa all’europa, come dimostrano le vivaci reazioni di Mosca. L’intento americano è di creare una deterrenza regionale là dove la geografia favorisce la Russia: Putin deve sapere che in Europa anche le guerre «ibride» (in particolare quella cibernetica), o le piccole incursioni locali, possono far scattare una reazione nucleare tattica. Secondo alcuni è una buona idea perché oggi nessuno crede più alla deterrenza della Mad (Distruzione reciproca assicurata, lo spauracchio dell’apocalisse che ha garantito la pace durante la Guerra fredda) . Ma altri, e sono i più, credono che la soglia nucleare sia stata così abbassata e banalizzata, senza poter garantire in alcun modo che la catena delle risposte non arrivi velocemente e con pochi controlli al cuore degli arsenali nucleari delle potenze. Terreno di collaudo privilegiato per capire chi ha ragione, quello classico dall’atlantico agli Urali.
Serve un’europa davvero molto distratta per continuare a tacere su circostanze del genere. Ma non basta, perché resta da spiegare per quali ragioni lo scenario degli euromissili sarebbe oggi più insidioso di ieri. Tre elementi, anche qui.
Il primo è che oggi in Europa c’è già un conflitto, cosa impensabile durante la Guerra fredda. Dal 2014 a oggi in Ucraina i morti sono stati oltre diecimila. La Crimea è stata annessa da Mosca. L’occidente appoggia Kiev e l’america ha deciso di fornire al presidente Poroschenko armi letali teoricamente difensive, cosa che Obama aveva rifiutato di fare su richiesta delle capitali della «vecchia» Europa. La Russia che appoggia e arma i separatisti del Donbass minaccia di rispondere, ma in realtà l’attuale conflitto le sta bene perché rimanda alle calende greche una ipotetica e sempre più difficile riunificazione dell’ucraina. L’europa qui si è mossa, ha patrocinato gli accordi di Minsk che tuttavia sono bloccati. Servono idee nuove, per esempio favorire l’invio di una forza Onu prendendo in parola Putin. Altrimenti il focolaio resterà acceso, e potrà fornire una infinità di pre- testi a chi volesse premere grilletti tattici o meno.
Secondo, l’europa non è obbligatoriamente compatta come ai tempi della Guerra fredda. La Polonia e i Baltici hanno una idea della Russia diversa da quelle di Berlino, Parigi o Roma. Questo offre a Putin la possibilità di frantumare l’occidente, di giocare le due Europe l’una contro l’altra, e quella «vecchia» a sua volta contro Trump dal quale nell’ultimo anno si è sistematicamente smarcata.
Terzo, sono enormemente aumentati i rischi di incidenti e di errori, anche in campo nucleare. Due falsi allarmi sono di recente scattati alle Hawaii e in Giappone: cosa accadrebbe nelle dimensioni europee? E non basta, perché si ritiene che gli hacker più avanzati siano ormai in grado di penetrare molti se non tutti i sistemi di lancio di missili nucleari.
Come accadde all’europa dei «sonnambuli» alla vigilia della Prima guerra mondiale, l’europa di oggi sembra voler guardare dall’altra parte. Soprattutto quando qualcuno sospetta che Putin e Trump abbiano in realtà un comune interesse a far saltare i limiti del trattato Inf per non dover tenere a freno le loro tecnologie missilistiche e nucleari. Eppure se l’europa non parlerà subito, come ha fatto sinora soltanto Berlino, se non dirà ora e con la massima energia a Putin e a Trump che non vuole tornare a essere terreno per la dislocazione di euromissili all’ultimo grido, quando arriverà il risveglio sarà ormai troppo tardi.