La tavola d’oro di Michela
Arriva ancora da una donna l’oro italiano all’olimpiade invernale. Michela Moioli, 22 anni, di Bergamo, trionfa nello snowboard cross. Precede tutte le rivali dopo 228 metri a rotta di collo.
Raperonzola lascia cadere la treccia dentro la vertigine bianca, recita il suo mantra e parte testa avanti, come quei matti dello skeleton. Sono quattro anni che pensa a questi 1.277 metri a forma di snowboard cross, disseminati di salti e insidie. Sa come sminarli: «Quando ho visto vincere Arianna Fontana ho subito pensato: né argento né bronzo, io voglio soltanto l’oro. Sotto la doccia mi sono fatta un discorsetto auto-motivante. Ci siamo, forza Miki».
Da Sondrio a Bergamo de hura, a Pyeongchang è l’olimpiade delle ragazze — due ori, due giovani donne —, stessa caparbietà, muscoli costruiti in palestra, dieta ferrea, pragmatiche come sanno essere le femmine multitasking quando hanno un problema da ri- solvere. Quello di Michela Moioli, 22 anni, lungo i 228 metri di dislivello della finale di questa scivolata a rotta di collo con i piedi paralleli dentro il toboga di ghiaccio, si chiama Lindsey Jacobellis, cinque volte campionessa del mondo, e poi Julia Pereira de Sousa Mabileau, 16 anni appena, e poi ancora Eva Samkova, un tipetto che si è dipinto il pizzo da moschettiere con il pennarello.
Ogni metro in avanzamento veloce, tra paraboliche e gomitate lecite e staccate al limite, le sei finaliste si rimescolano finché Michela non decide che basta, è ora di prendersi quel che la Russia quattro anni fa le tolse. Sochi 2014: era in testa quando un contatto con la bulgara Jekova la fece cadere rovinosamente. «Legamenti del ginocchio rotti: sarebbe stata medaglia. Ho toccato il fondo, sono risalita. Basta con il luogo comune delle donne fragili: siamo determinate, sappiamo tirare fuori qualcosa in più, soprattutto nei momenti di difficoltà».
In volo, saltando più lunga del mucchio selvaggio che la insegue, Michela scappa per non farsi prendere più, dominatrice come in Coppa del Mondo («Il mio prossimo obiettivo»), in qualificazione e nelle run seguenti, sbranate senza guardarsi mai indietro. La millennial francese è argento, Samkova bronzo.
Secondo oro azzurro con la Moioli che trionfa nello snowboard cross «Ho cancellato Sochi, avevo toccato il fondo e ora eccomi qua»
«Un talento come la Moioli nasce una volta ogni vent’anni» si commuove il c.t. azzurro Cesare Pisoni, furioso con chi ha disegnato la pista («Gli americani, i soliti americani che cercano sempre il sangue, figli di una cultura sbagliata, che non è la nostra. Vergognoso: per noi la priorità è la sicurezza degli atleti»), modificata nelle rampe più estreme dopo che undici maschi su quaranta giovedì erano finiti in infermeria: «Miki ha dato al mondo il messaggio giusto: lo snowboard cross è velocità, roba per gente vera altro che saltimbanchi. Fisicamente è la più forte di tutte. Inoltre ha una determinazione incredibile. A Pyeongchang ha fatto la storia».
Raperonzola vestita da Obelix (fantastiche le braghe a righe azzurre orizzontali), i cinque cerchi tatuati sul collo, in effetti, sopra la sua tavola ha solcato territori inesplorati: dopo l’argento di Thomas Prugger a Nagano ’98 (gigante) e il bronzo di Lidia Trettel a Salt Lake 2002 (parallelo), il nulla. «Ha rotto l’incantesimo dell’oro — dice Pisoni —, è matura al punto da saper gestire le tensioni: da Sochi a Pyeongchang ha lavorato con un solo obiettivo in testa, arrivando a battere i ragazzi in allenamento». Moioli come la Vonn? «Ma no — si schermisce lei, rossa come un peperone —. Lindsey ha stravinto tutto, io ho appena cominciato».
Arrivata in cima alla montagna, si siede a guardare il panorama. Ha pagato il viaggio in Corea a mamma Fiorella (che a 8 anni la mise sulla tavola perché lo sci alpino l’annoiava) e alla sorella Serena; papà Giancarlo è a casa con il barboncino Rocco. «Senza la famiglia non ce l’avrei mai fatta». Tiferà Gog- gia nella libera: «Sofia, che è mia compagna di palestra a Bergamo, alla vigilia della gara mi ha scritto: ti sento vibrare. Per me, lei è un esempio». Con il premio del Coni, 150 mila euro, medita di comprarsi casa. Si iscriverà a Scienze Motorie («Ho trascurato lo studio fin qui») magari per aprire, un giorno, una palestra tutta sua. Chez Miki, la treccia d’oro che ha domato la pista spaccagambe dei maschi. «Le donne sono donne, abbiamo una marcia in più» sentenzia. Con il tricolore al collo e le stelline dentro gli occhi.