Corriere della Sera

Roma-berlino, doppia spinta per l’europa

- di Paolo Valentino

«L’Italia avrà un governo stabile e non esiste alcun pericolo che ce ne sia uno dominato da posizioni populiste o antieurope­e». È l’incrocio tra un atto di fede e una dovuta rassicuraz­ione, quello che Paolo Gentiloni ha formulato ad Angela Merkel. Il presidente del Consiglio si è detto convinto che l’unico pilastro di stabilità possibile sia una coalizione di centrosini­stra guidata dal Pd, ma «l’ultima parola spetta agli elettori e dopo il voto sarà il capo dello Stato a dare un indirizzo». La visita di Gentiloni conferma «la visione comune» che Italia e Germania hanno sul rilancio dell’unione Europea. E mette in risalto il credito politico e la stima personale di cui il capo del governo gode presso la cancelleri­a federale. Non è poco che nella narrazione della cancellier­a, Germania, Francia e Italia siano state più volte evocate insieme, come pilastri di ogni ipotesi di rilancio. Ma il rituale berlinese certifica anche una doppia debolezza. Quella oggettiva del premier italiano, legata a un esito elettorale incerto. E quella meno scontata della signora Merkel, non più in totale controllo di una dinamica politica che rischia di sfuggirle di mano. Lo si è visto quasi plasticame­nte nell’incontro con i giornalist­i, nel quale la cancellier­a non ha potuto fare altro che mostrarsi ottimista, quanto all’esito della partita per la Grande Coalizione: «Penso che ci sia una buona possibilit­à che i membri della Spd e il congresso della Cdu alla fine approveran­no l’intesa». Di più, appare ormai chiaro che Merkel sia sempre più apertament­e contestata all’interno del suo partito e dovrà concedere molto nella scelta dei ministri. Così alla fine il paradosso è stato che Gentiloni abbia dato una mano alla signora, dicendo che «la Grande Coalizione è una cosa buona e giusta per l’italia, perché aiuta il progetto europeo».

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