Dai grillini espulsi ai centristi I conti dei partiti sui «responsabili» per avere i numeri
«La priorità del nostro Paese è quella di avere un governo. E un governo ci sarà». La matematica, a volte, è un’opinione. Anche in questo caso. E i numeri alla Camera e al Senato, che quel governo possono farlo partire, sono molto al di sotto della maggioranza semplice. «Si può fare anche un calcolo. Se si mettono insieme 295 deputati a Montecitorio e 155 a Palazzo Madama, gli altri vengono fuori in meno di una settimana».
A parlare non è un parlamentare qualsiasi. Pur dividendosi tra maggioranza e opposizione, infatti, nell’ultima legislatura Paolo Naccarato è stato uno «stabilizzatore» doc. Dove c’erano maggioranze pericolanti, il suo telefono squillava. Profondo conoscitore della politica e del Palazzo, allievo prediletto di Francesco Cossiga nel passato remoto e di Giulio Tremonti in quello recente, Naccarato è stato uno degli animatori del gruppo «Gal» (Grandi autonomie e libertà) al Senato. Oggi è in forza a «Noi con l’italia», la quarta gamba del centrodestra. E, per il centrodestra, corre nel collegio uninominale di Cosenza centro, dove parte favorito.
La storia del «partito fantasma», la vicenda futura dei «nuovi responsabili» che ad Arcore danno già per acquisita, ha un inizio nel presente. «Dove si trovano i numeri se i numeri per fare il governo non ci sono?». Semplice. «Prendete per esempio gli
eletti sicuri del Movimento 5 Stelle coinvolti nello scandalo rimborsi, quelli che hanno annunciato un passo indietro subito dopo la proclamazione», argomenta Naccarato. «Facciamo pure finta che siano tutti sinceri nelle loro intenzioni, ok? Ma le dimissioni dovrebbero essere votate dalle rispettive camere. E nessuno degli altri partiti voterà a favore, perché altrimenti farebbero entrare altri grillini. Rimarranno quindi al gruppo misto. E, secondo voi, useranno i loro voti per tornare subito a elezioni a cui non sarebbero candidati? O voterebbero invece la fiducia a qualsiasi governo?».
Ma non ci sono solo i sospetti sui fantasmi che saranno eletti coi M5S pur essendone di fatto già espulsi. Anche nel gruppo di «Noi con l’italiaudc» si annidano molti di coloro che, secondo gli osservatori di Arcore e del Nazareno, farebbero nascere un governo a qualsiasi costo. Raffaele Fitto, che della forza in questione è il capo politico, respinge al mittente le accuse: «Pur andando contro il mio interesse personale, ho combattuto il Patto nel Nazareno in passato. La mia storia parla per me». Ma il cartello è composto da molte anime, tra cui quella dell’udc. Che, nelle rare volte in cui si è trovata nelle minoranze, ha sempre teorizzato quella che il suo leader Lorenzo Cesa definì, all’epoca dell’arrivo del governo Gentiloni, «opposizione responsabile». Di maggioranze che si compongono
Le dimissioni Naccarato, già con Gal, spiega: nessuno voterà a favore delle dimissioni degli ex M5S
e scompongono parlano più o meno tutti. Da +Europa, che superando il 3 per cento paradossalmente creerebbe problemi al suo alleato Pd, Emma Bonino ha parlato di «larghe intese ma senza Salvini». Il renziano Matteo Richetti, ieri a Omnibus su La7, ha scommesso che «Berlusconi non sosterrà mai un governo a guida leghista». Marco Minniti, da Bruno Vespa, ha chiarito che farebbe parte («Assolutamente sì») di «un governo di unità nazionale purché ci fosse anche il mio partito». E Naccarato conclude: «Ci sarà un governo con un premier indicato dall’anima moderata del centrodestra, quindi da Forza Italia». Anche senza Antonio Razzi (non candidato) e Domenico Scilipoti (quarto in lista in Puglia con FI), che dei primi responsabili furono i frontman, tutti danno per scontato che i «nuovi responsabili» ci saranno. «Noi non siamo la Spagna, da noi una maggioranza verrà fuori comunque», fu la scommessa fatta da Denis Verdini a Capodanno. Lui, in Parlamento, non ci sarà. Ma la cifra simbolica della scommessa è pronto comunque a incassarla.