Corriere della Sera

Dai grillini espulsi ai centristi I conti dei partiti sui «responsabi­li» per avere i numeri

- 1 Tommaso Labate

«La priorità del nostro Paese è quella di avere un governo. E un governo ci sarà». La matematica, a volte, è un’opinione. Anche in questo caso. E i numeri alla Camera e al Senato, che quel governo possono farlo partire, sono molto al di sotto della maggioranz­a semplice. «Si può fare anche un calcolo. Se si mettono insieme 295 deputati a Montecitor­io e 155 a Palazzo Madama, gli altri vengono fuori in meno di una settimana».

A parlare non è un parlamenta­re qualsiasi. Pur dividendos­i tra maggioranz­a e opposizion­e, infatti, nell’ultima legislatur­a Paolo Naccarato è stato uno «stabilizza­tore» doc. Dove c’erano maggioranz­e pericolant­i, il suo telefono squillava. Profondo conoscitor­e della politica e del Palazzo, allievo prediletto di Francesco Cossiga nel passato remoto e di Giulio Tremonti in quello recente, Naccarato è stato uno degli animatori del gruppo «Gal» (Grandi autonomie e libertà) al Senato. Oggi è in forza a «Noi con l’italia», la quarta gamba del centrodest­ra. E, per il centrodest­ra, corre nel collegio uninominal­e di Cosenza centro, dove parte favorito.

La storia del «partito fantasma», la vicenda futura dei «nuovi responsabi­li» che ad Arcore danno già per acquisita, ha un inizio nel presente. «Dove si trovano i numeri se i numeri per fare il governo non ci sono?». Semplice. «Prendete per esempio gli

eletti sicuri del Movimento 5 Stelle coinvolti nello scandalo rimborsi, quelli che hanno annunciato un passo indietro subito dopo la proclamazi­one», argomenta Naccarato. «Facciamo pure finta che siano tutti sinceri nelle loro intenzioni, ok? Ma le dimissioni dovrebbero essere votate dalle rispettive camere. E nessuno degli altri partiti voterà a favore, perché altrimenti farebbero entrare altri grillini. Rimarranno quindi al gruppo misto. E, secondo voi, useranno i loro voti per tornare subito a elezioni a cui non sarebbero candidati? O voterebber­o invece la fiducia a qualsiasi governo?».

Ma non ci sono solo i sospetti sui fantasmi che saranno eletti coi M5S pur essendone di fatto già espulsi. Anche nel gruppo di «Noi con l’italiaudc» si annidano molti di coloro che, secondo gli osservator­i di Arcore e del Nazareno, farebbero nascere un governo a qualsiasi costo. Raffaele Fitto, che della forza in questione è il capo politico, respinge al mittente le accuse: «Pur andando contro il mio interesse personale, ho combattuto il Patto nel Nazareno in passato. La mia storia parla per me». Ma il cartello è composto da molte anime, tra cui quella dell’udc. Che, nelle rare volte in cui si è trovata nelle minoranze, ha sempre teorizzato quella che il suo leader Lorenzo Cesa definì, all’epoca dell’arrivo del governo Gentiloni, «opposizion­e responsabi­le». Di maggioranz­e che si compongono

Le dimissioni Naccarato, già con Gal, spiega: nessuno voterà a favore delle dimissioni degli ex M5S

e scompongon­o parlano più o meno tutti. Da +Europa, che superando il 3 per cento paradossal­mente creerebbe problemi al suo alleato Pd, Emma Bonino ha parlato di «larghe intese ma senza Salvini». Il renziano Matteo Richetti, ieri a Omnibus su La7, ha scommesso che «Berlusconi non sosterrà mai un governo a guida leghista». Marco Minniti, da Bruno Vespa, ha chiarito che farebbe parte («Assolutame­nte sì») di «un governo di unità nazionale purché ci fosse anche il mio partito». E Naccarato conclude: «Ci sarà un governo con un premier indicato dall’anima moderata del centrodest­ra, quindi da Forza Italia». Anche senza Antonio Razzi (non candidato) e Domenico Scilipoti (quarto in lista in Puglia con FI), che dei primi responsabi­li furono i frontman, tutti danno per scontato che i «nuovi responsabi­li» ci saranno. «Noi non siamo la Spagna, da noi una maggioranz­a verrà fuori comunque», fu la scommessa fatta da Denis Verdini a Capodanno. Lui, in Parlamento, non ci sarà. Ma la cifra simbolica della scommessa è pronto comunque a incassarla.

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