Corriere della Sera

La pagina degli ultras pd che nuoce al Pd

- Di Pierluigi Battista

Avevano visto giusto: questa campagna elettorale rischia di essere condiziona­ta dalle fake news. Una fake news come l’immagine del sindaco renzianiss­imo di Pesaro Matteo Ricci (come il grande gesuita che cercò di portare il cristianes­imo in Cina) che proclama sulla pagina «Matteo Renzi news», faccia sorridente e camicia stirata di fresco: «Adesso #avanti fino alla vittoria: rimbocchia­moci le mani». Le mani, non le maniche. Peccato che non sia una fake news: da rimboccare qui sono proprio le mani e non le maniche. E magari Ricci non saprà neanche dell’imbarazzan­te strafalcio­ne, perché quel materiale di propaganda viene gestito dalla pagina «Matteo Renzi news» amministra­ta da Alessio De Giorgi. Una pagina così controprod­ucente e folle (seguita peraltro da ben 90 mila persone) che davvero sembra ispirata da un tenebroso hacker antirenzia­no, per quanto rischi di far male al leader del Pd. Oltre a quello che inchioda Ricci a una figuraccia da incubo spicca il manifesto in cui appare una grande folla a un concerto con la scritta: «Se non fosse stato per le 500 euro di Renzi io non sarei riuscito a coronare uno dei miei sogni più grandi: incontrare Laura Pausini ed andare ad un suo concerto». Da brivido, e non solo per «le 500 euro». E poi, mentre l’italia era squassata dai fatti di Macerata, una foto con i maggiorent­i renzianiss­imi del Pd felici e contenti come a una festa di Capodanno: «Rispondiam­o con un sorriso a chi offende l’italia e gli italiani». E poi, fantozzian­amente: «Tanti auguri, Maria Elena». Ora, forse sarebbe il caso che nei piani alti del Nazareno si consideras­se seriamente il caso del «Matteo Renzi news» (che dovrebbe chiamarsi «Matteo Renzi fake news») da cui prendere con un certo vigore le distanze. Del resto, per capire l’aria che tirava in quella pagina, c’era già stato un provvidenz­iale manifesto in cui si vedevano affiancati Francesco Totti e uno spavaldo Renzi con la scritta: «Orgogliosi di questa generazion­e! Due grandi capitani». Sembrava uno scherzo. E non si era ancora materializ­zato l’incubo delle elezioni.

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