Corriere della Sera

VERSO SCENARI CHE EVOCANO UN GOVERNO DI QUASI TUTTI

- Di Massimo Franco

Tortuosame­nte, tra mille cautele, comincia a fare capolino l’idea di un governo di unità nazionale. Forse è la conseguenz­a di sondaggi che non attribuisc­ono a nessuno la maggioranz­a alle elezioni del 4 marzo. Forse dipende dalla previsione che Pd e Forza Italia non avranno seggi sufficient­i per saldare l’asse che gli avversari bollano come «inciucio Renzi-berlusconi». O magari comincia a farsi strada la consapevol­ezza che bisognerà trovare un qualche compromess­o capace di includere e non di escludere pezzi del Paese importanti; e cambiare schema.

L’espression­e «unità nazionale» trasmette meglio delle «larghe intese» un’urgenza che costringer­à tutti a rinunciare a qualcosa. Va registrata anche la risposta data ieri a Otto e Mezzo da Paolo Gentiloni, quando gli è stato chiesto se era ipotizzabi­le una grande coalizione col Movimento 5 Stelle. «Il M5S l’ha sempre esclusa e mi sembra facciano bene a escluderla», ha detto il premier. Porta chiusa in faccia a Luigi Di Maio, in apparenza: soprattutt­o perché finora i seguaci di Beppe

L’unità nazionale

Si parla sempre più di unità nazionale con la possibilit­à di soluzioni a sorpresa che possono guardare anche ai Cinque Stelle

Grillo hanno voluto autoesclud­ersi.

Ma rimane l’incertezza su quanto potrà accadere dopo. Non a caso, analizzand­o le incognite del sistema elettorale, Gentiloni non esclude «sorprese». E ammette che «se nessuno sarà autosuffic­iente si troverà la strada per un governo stabile». È un rinvio obbligato della lettura del voto al capo dello Stato, Sergio Mattarella. E insieme la conferma di un’incertezza che rende plausibili tutti gli scenari: perfino i più impensabil­i. La sensazione è che non basterà ragionare in base ai paradigmi validi finora.

Si comincia invece a riflettere su altri scenari. E ci si chiede sotto voce se le inversioni a u delle ultime settimane da parte dei Cinque Stelle e di Di Maio su Europa e moneta unica, per citare le più vistose, non preludano a qualcosa di più. L’idea di fare un appello al Parlamento per trovare una «convergenz­a sui temi» subito dopo le elezioni è un segnale distensivo da parte di Di Maio, al di là del solito corredo polemico antisistem­a. Ed è la dimostrazi­one che la strategia del Movimento tradisce una gran voglia di entrare nel gioco delle maggioranz­e. Non è chiaro come, ma che la ricaduta sia quella risulta sempre più evidente.

A quel punto, il dilemma riguarderà sia gli avversari, sia gli stessi grillini. Si tratterà di accettare o meno l’inclusione di un Movimento considerat­o e dichiarato­si finora alternativ­o, in un simulacro di alleanza: soprattutt­o se si confermass­e il primo partito. È un’eventualit­à ancora remota. Eppure, perfino nel Pd e dentro FI c’è chi ragiona sull’ipotesi di un dialogo trasversal­e da non indirizzar­e solo in una direzione. La parola decisiva toccherà agli elettori. Saranno loro ad abbozzare i nuovi equilibri.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy