Corriere della Sera

Arriva Forza nuova Scontri a Bologna antagonist­i-polizia

Sette feriti, bomba carta su un agente

- Dal nostro inviato Marco Imarisio (Ansa)

BOLOGNA Alle 19.30 sotto la statua di Galvani ci sono in ordine sparso quindici fascisti di giovane età. Qualcuno con il braccio teso a richiesta di fotografi e telecamere, più numerosi di loro, qualcun’altro con le spalle avvolte dal tricolore sul quale è disegnata la croce celtica. La piazza è vuota. Le uniche vie d’accesso, Archiginna­sio e Farini, sono bloccate dai blindati della Polizia. Impossibil­e entrare, impossibil­e uscire.

La manifestaz­ione è per pochi intimi, il raduno di poche persone che potrebbero stare comode in un monolocale. Nel silenzio generale, i due militanti più anziani si arrampican­o sul monumento e mettono intorno al grande scienziato uno striscione con le insegne di Forza nuova e la scritta «L’italia agli italiani». Si applaudono l’uno con l’altro. Roberto Fiore arriva mezz’ora dopo, scortato da un drappello di agenti, accolto da saluti romani. «Duce, duce», «Boia chi molla» eccetera. Il catalogo dei cori e delle parole d’ordine è noto.

L’apparenza inganna. Il sorriso stampato sulla faccia di Fiore lo dimostra. Non è una prima volta, certo. Ma in questo clima, dopo Macerata e dopo Piacenza, dopo che la mobilitazi­one contro la presenza dei «neri» nella città che per convenzion­e è considerat­a la più rossa d’italia era stata più corposa del solito, i numeri non contano. «A noi bastava esserci» è l’esordio di un comizio che dura esattament­e dieci minuti. «Dove sono gli antifascis­ti?» ripete più volte. Sono appena un isolato più in là, un gruppo di militanti dei collettivi bolognesi si è staccato dal corteo diretto al Sacrario dei partigiani davanti alla statua del Nettuno per tentare di raggiunger­e la piazza occupata dal drappello di neofascist­i. In via Farini provano a sfondare il cordone di sicurezza.

In piazza Galvani c’è una atmosfera surreale, un vuoto pneumatico che si riempie solo della voce di Fiore, impegnato ad attaccare magistrati, media ed estrema sinistra, «la trimurti del terrore che sta fomentando un clima di scontro quando invece è chiaro gli italiani sono d’accordo con noi». Il capo dei neofascist­i parla veloce come se stesse sbrigando una formalità. Il massimo del risultato è stato ottenuto con il minimo sforzo, ottenere una piazza in una città non come le altre, far parlare di sé, creare imbarazzo, attirare l’attenzione verso quella che vista da vicino non è certo una adunata oceanica, anzi.

Al mattino una trentina di ragazzi dei centri sociali gioca d’anticipo e occupa piazza Galvani. Vengono sgomberati alle 14, allontanat­i da una carica dura e improvvisa. Quelli del collettivo universita­rio Hobo invece puntano sul consiglio comunale. «Come i fascisti, voi siete come i fascisti» gridano. Cercano di impedirne lo svolgiment­o della seduta, si scontrano con due agenti della Municipale, che hanno la peggio. Trenta e quindici giorni di prognosi. «Gli scontri di Bologna» diventano il titolo di giornata. Il presidente del Consiglio esprime «condanna sferzante» per i fatti di Piacenza e quelli in corso di Bologna. Alla domanda su un ritorno della violenza politica, Paolo Gentiloni risponde così. «Abbiamo nervi saldi e forze dell’ordine in grado di contrastar­la, ma ogni volta che questo pericolo rialza la testa è giusto essere molto chiari».

Il corteo della sera è più numeroso, un migliaio di persone che gira intorno a piazza Maggiore dove intanto, separato dagli altri, c’è il presidio dei sindacati e dell’anpi al quale aderiscono esponenti del Pd come il sindaco Virginio Merola, «Forza nuova qui non ha cittadinan­za», e di Liberi e uguali, come Pier Luigi Bersani e Vasco Errani. Poco distante ricomincia­no gli scontri, questa volta più intensi. Lacrimogen­i, bottiglie e petardi da una parte, idranti e un’altra carica dall’altra. Un poliziotto viene colpito al volto da una bomba carta (altri 6 feriti tra i manifestan­ti). Alle otto di sera è già tutto finito. In via Farini restano pochi ragazzi che inveiscono contro i fascisti. Ma in piazza Galvani non c’è più nessuno. Roberto Fiore se n’è andato, sempre sorridendo, molto soddisfatt­o. Missione compiuta.

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Tensioni Scontri ieri a Bologna tra polizia e centri sociali prima del comizio del leader di Forza nuova Roberto Fiore

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