Corriere della Sera

Erin Brockovich d’africa e le terre piene di veleno «Lotto per mio figlio»

Storica class action dell’attivista keniana Phyllis Omido, chiesti 12 milioni per le vittime di inquinamen­to da piombo

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Le hanno quasi ucciso un figlio, hanno tentato di rapirla, l’hanno arrestata e l’hanno minacciata. Lei, però, la testa davanti ai prepotenti non l’ha mai piegata e, finalmente, il 19 marzo riuscirà a varcare la soglia di un tribunale.

La storia di Phyllis Omido inizia nel 2007 quando le offrono un lavoro come impiegata in una fonderia nello slum di Owino Uhuru, a Mombasa. Un buon impiego, sembrava allora, tanto più che Phyllis è una mamma single e quel posto le serve. Ma quando l’anno successivo suo figlio di due anni e mezzo King David si ammala, la vita della donna si spezza. «Piangeva, aveva sempre la febbre, io ero disperata perché non capivo cosa gli stesse capitando», racconterà.

Le analisi del sangue rivelano che il bambino ha un livello di piombo nel sangue di 17 microgramm­i, un valore 35 volte superiore ai parametri indicati dall’organizzaz­ione mondiale della sanità. L’avvelename­nto ha avuto luogo durante l’allattamen­to, nonostante la madre non abbia mai lavorato a contatto con sostanze tossiche.

King David rischia danni neurologic­i e potrebbe morire. Viene ricoverato e curato. Phillys presenta il conto delle spese mediche di 1.500 sterline (1.600 euro) al suo datore di lavoro. La Metal Refineries EPZ Ltd, proprietar­ia dell’impianto, si offre di pagare in cambio del suo silenzio. Ma lei non ci sta. «Avevo il dovere di avvisare i miei colleghi». Così si licenzia e mette in

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Attivista Phyllis Omido, 39 anni, nello slum di Owino Uhuru a Mombasa ( Goldman Prize)

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