«Msf e i casi di abusi, noi rigorosi e trasparenti»
Caro Gramellini, in merito al suo Caffè con i «festini senza cerniere», capiamo la tentazione della rima che il nostro nome spesso richiama, ma quella degli abusi è una questione molto seria, soprattutto per noi. Ogni anno 40.000 operatori umanitari di Medici Senza Frontiere — medici, chirurghi, infermieri, ostetriche, logisti, di ogni nazionalità e cultura — sono in prima linea in settanta Paesi per portare cure mediche nelle guerre, nelle epidemie, in luoghi remoti dove perfino gli aiuti faticano ad arrivare.
Il fatto che i casi di abuso, tristemente diffusi in tutti i settori della società, riguardino anche il mondo umanitario, è inaccettabile in primo luogo per noi.
Per questo abbiamo da anni messo in piedi meccanismi di denuncia per qualunque tipo di abuso, discriminazioni, abusi di potere, molestie sessuali, comportamenti che vanno contro ogni nostro principio. Per questo abbiamo deciso di diffondere in modo proattivo i nostri dati, per la nostra trasparenza e per tutte le vittime, che sono al centro della nostra attenzione. I riflettori accesi sono un’opportunità per rafforzare i nostri sforzi nell’individuare ogni caso e rendere ancora più efficace la nostra azione di sensibilizzazione, perché chiunque subisca abusi o ne sia testimone si senta spronato a denunciare, senza paura. I casi individuati sono pochi per la grandezza dell’organizzazione, ma sono comunque troppi e intollerabili. Nel 2017, su quarantamila operatori in tutto il mondo, quaranta abusi in generale, di cui ventiquattro molestie o abusi a sfondo sessuale, tutti, tranne due, verso personale di Medici Senza Frontiere. Per ognuno sono state aperte indagini interne, diciannove persone sono state licenziate, le altre punite con altre sanzioni. Le vittime hanno ricevuto supporto psicologico, medico e legale. Per queste ragioni, mentre in estrema trasparenza diffondiamo principi e procedure con cui vogliamo combattere ogni abuso,
Intollerabile
Gli episodi individuati sono pochi per la grandezza dell’organizzazione, ma comunque troppi e intollerabili
non possiamo accettare futili giochi di parole sul nostro nome e la nostra identità. Non siamo infallibili e continueremo a lavorare per prevenire ed estirpare ogni singolo caso, creando una ancora più forte cultura del rispetto e della convivenza nei nostri ranghi.
Ma la colpa di pochissimi non deve ricadere su un’organizzazione o su un intero settore, fatto di molte più persone che invece no, di abusi non ne fanno, e ogni giorno dedicano la loro vita a salvarne altre nonostante i rischi e le difficoltà. A farne le spese sarebbero ancora una volta i milioni di ultimi e vulnerabili che da quelle persone dipendono per sopravvivere.