Corriere della Sera

Ezio e Giovanni, i due amici soccorrito­ri travolti dalla slavina

Lecco, una vittima era reduce dalle scalate in Patagonia

- Barbara Gerosa

LECCO Giovanni Giarletta, 37 anni, Charly per tutti, era rientrato lunedì dalla scalata del Cerro Torre in Patagonia, dove aveva ripercorso la via aperta dal gruppo dei «Ragni», i mitici maglioni rossi, nel 1974. Ezio Artusi, 42 anni, padre di due figli in tenera età, era istruttore del servizio di emergenza del 118. Due alpinisti esperti, due tecnici della XIX delegazion­e lariana del soccorso alpino, con la montagna nel cuore e nelle gambe.

Li hanno trovati morti, uno accanto all’altro, quasi in un disperato tentativo di aiutarsi, come avevano fatto decine di volte per salvare escursioni­sti in difficoltà.

La tragedia si è consumata nel pomeriggio di ieri sulla Grigna settentrio­nale, 2.177 metri, la regina delle vette lecchesi. Stavano risalendo il canale del Sasso incastrato, sul versante valsassine­se, nel comune di Ballabio, quando una slavina, ghiaccio e sassi, si è staccata dalla cima e li ha travolti. Sono morti sul colpo. A lanciare l’allarme è stato uno dei loro amici più cari. Emanuele Panzeri aveva condiviso con Charly la recente esperienza sul Cerro Torre e ieri erano già ripartiti per scalare la Grigna. Perché il solo pensiero di stare lontano dalle vette anche per poco era inconcepib­ile.

Emanuele, guida alpina, insieme con un cliente aveva iniziato a risalire il canalone, accompagna­to da Giarletta e Artusi, ma questi ultimi avevano deciso di deviare per scendere prima, mentre lui aveva proseguito fino alla cima. Poi il boato in lontananza e la traccia della slavina. Il timore che qualcosa di terribile potesse essere accaduto e la richiesta di intervento dei soccorsi. Il resto è la cronaca di una tragedia della montagna, simile a quelle che le stesse vittime si erano più volte trovate davanti: l’elicottero del 118, i Vigili del fuoco, le unità cinofile, i corpi rinvenuti adagiati sulla neve.

«Non abbiamo dovuto scavare, erano in superficie», scuote la testa Giuseppe Rocchi, capostazio­ne di Lecco del Soccorso Alpino. «Ieri il pericolo valanghe era livello uno, praticamen­te nullo. C’è stato nel pomeriggio un rialzo termico, ma nulla poteva lasciar presagire una simile tragedia», aggiunge il capodelega­zione Luca Vitali.

Artusi, casa a Introbio, oltre che alpinista esperto era skyrunner, fino a dicembre aveva ricoperto il ruolo di vicecapo della stazione Valsassina, dove prestava la sua opera come volontario da più di quindici anni. Giarletta, informatic­o, viveva a Lecco. Sul Cerro Torre era rimasto infortunat­o, colpito a una gamba da una lastra di ghiaccio. Al suo ritorno, lunedì all’aeroporto di Malpensa, aveva mostrato il livido blu agli amici con il solito sorriso disarmante ed entusiasta. Lo stesso dell’ultima foto scattata nel canalone pochi minuti prima di morire.

«Esperti alpinisti, molto attivi all’interno della loro stazione, su di loro si poteva sempre contare: non abbiamo avuto il tempo per ringraziar­li di tutto», ricordano i colleghi a cui fanno eco le parole del presidente nazionale del Soccorso alpino Maurizio Dellantoni­o: «L’intero corpo piange questi due amici». Solo pochi mesi fa la delegazion­e lombarda era stata colpita da un’altra grave perdita. Sul Monte Bianco aveva perso la vita il capo delegazion­e Gianni Beltrami.

Rialzo termico

Ieri il pericolo valanghe era al livello uno, ma nel pomeriggio c’è stato un rialzo termico

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Ezio Artusi (a sinistra), 42 anni, padre di due figli piccoli, era anche un appassiona­to di corse in montagna. Giovanni Giarletta (a destra), 37 anni, era il vice capo stazione del Soccorso alpino di Lecco. Entrambi avevano anni di...
Alpinisti esperti Ezio Artusi (a sinistra), 42 anni, padre di due figli piccoli, era anche un appassiona­to di corse in montagna. Giovanni Giarletta (a destra), 37 anni, era il vice capo stazione del Soccorso alpino di Lecco. Entrambi avevano anni di...

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