Faro dei giudici sui soldi da sms ai terremotati
Il tesoretto venuto dagli sms era un capitale. Quaranta milioni di euro circa, un totale destinato ad aumentare. Soldi raccolti all’indomani del terremoto di Amatrice dalle compagnie telefoniche (e da alcuni organi di informazione) attraverso l’invio di messaggini al numero verde della Protezione civile, che poi avrebbe girato le donazioni ai Comuni in difficoltà. Ma quanti soldi sono stati davvero racimolati e quanti sono arrivati poi a destinazione? Per rispondere a queste domande la sezione giurisdizionale della Corte dei conti del Lazio, presieduta da Piera Maggi, ha raggiunto un’intesa con gli operatori: a parte due defezioni (un paio di compagnie minori), per il resto le imprese hanno aderito alla richiesta di mostrare i propri conti. La quantificazione dei soldi raccolti e il confronto con quelli arrivati agli sfollati, ancora va fatto. Polemiche sui soldi dell’emergenza dirottati altrove ce ne sono state, ma un’analisi approfondita sui conti degli operatori telefonici fin qui mai. L’iniziativa, per ora solo contabile, potrebbe anche sfociare in un’inchiesta. L’iniziativa è emersa nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, durante il quale sono stati resi pubblici numeri e mezzi della Procura regionale del Lazio, guidata da Andrea Lupi: i 12 consiglieri in organico si dividono le 5.327 inchieste pendenti al 1° gennaio 2017; le nuove indagini avviate lo scorso anno sono state 1.146; tra le istruttorie più importanti quelle su Morgan Stanley per i derivati (circa 4 miliardi di danno erariale), appena conclusa, sul consorzio Metro C e su Mafia Capitale.