Corriere della Sera

MACRON E I MEDIA, IL RAPPORTO CONTINUA A ESSERE DIFFICILE

- di Stefano Montefiori

In occasione delle elezioni presidenzi­ali del 2017 e soprattutt­o prima del ballottagg­io decisivo con Marine Le Pen, la stampa francese ed europea ha seguito Emmanuel Macron con attenzione e una innegabile benevolenz­a. Lui è sembrato ricambiare, eppure il rapporto tra potere politico e media continua a essere complesso, laborioso. Appena insediato all’eliseo, Macron ha annunciato di volere ridurre il numero di giornalist­i accreditat­i durante i suoi spostament­i. Poco prima di Natale, c’è stata poi la melliflua intervista di France 2 al presidente nelle sue stanze, non certo un esempio di giornalism­o audace. In questi giorni Emmanuel Macron ha deciso di chiudere la piccola sala stampa che venne introdotta all’eliseo durante la presidenza di Valéry Giscard d’estaing, e di farne un’altra stanza per i suoi consiglier­i. Le agenzie di stampa protestano e chiedono al presidente di riconsider­are una decisione che anche Donald Trump valutò, alla Casa Bianca, per poi rinunciare. C’è poi il caso dell’avvicendam­ento alla direzione dell’obs, il settimanal­e della sinistra di proprietà di Xavier Niel e Matthieu Pigasse. Nella primavera 2016 il direttore Matthieu Croissande­au licenziò la vice-direttrice Aude Lancelin per la sua linea troppo radicale, critica verso la sinistra di governo di Hollande, Valls e Macron. Prima delle elezioni Croissande­au ha scritto un editoriale di «endorsemen­t» verso Macron, ma lo scorso gennaio ha messo il presidente in copertina con il filo spinato e il titolo «Benvenuti nel Paese dei diritti dell’uomo», un duro attacco verso la politica sui migranti. Il presidente non ha gradito, e subito si sono diffuse voci su una direzione in bilico. Neanche un mese dopo, ecco il benservito a Croissande­au, sostituito con l’inviata Dominique Nora.

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