MACRON E I MEDIA, IL RAPPORTO CONTINUA A ESSERE DIFFICILE
In occasione delle elezioni presidenziali del 2017 e soprattutto prima del ballottaggio decisivo con Marine Le Pen, la stampa francese ed europea ha seguito Emmanuel Macron con attenzione e una innegabile benevolenza. Lui è sembrato ricambiare, eppure il rapporto tra potere politico e media continua a essere complesso, laborioso. Appena insediato all’eliseo, Macron ha annunciato di volere ridurre il numero di giornalisti accreditati durante i suoi spostamenti. Poco prima di Natale, c’è stata poi la melliflua intervista di France 2 al presidente nelle sue stanze, non certo un esempio di giornalismo audace. In questi giorni Emmanuel Macron ha deciso di chiudere la piccola sala stampa che venne introdotta all’eliseo durante la presidenza di Valéry Giscard d’estaing, e di farne un’altra stanza per i suoi consiglieri. Le agenzie di stampa protestano e chiedono al presidente di riconsiderare una decisione che anche Donald Trump valutò, alla Casa Bianca, per poi rinunciare. C’è poi il caso dell’avvicendamento alla direzione dell’obs, il settimanale della sinistra di proprietà di Xavier Niel e Matthieu Pigasse. Nella primavera 2016 il direttore Matthieu Croissandeau licenziò la vice-direttrice Aude Lancelin per la sua linea troppo radicale, critica verso la sinistra di governo di Hollande, Valls e Macron. Prima delle elezioni Croissandeau ha scritto un editoriale di «endorsement» verso Macron, ma lo scorso gennaio ha messo il presidente in copertina con il filo spinato e il titolo «Benvenuti nel Paese dei diritti dell’uomo», un duro attacco verso la politica sui migranti. Il presidente non ha gradito, e subito si sono diffuse voci su una direzione in bilico. Neanche un mese dopo, ecco il benservito a Croissandeau, sostituito con l’inviata Dominique Nora.