LE DOMANDE IMBARAZZANTI DELLE MIE GIOVANI AMICHE
Avere delle amiche più giovani, per chi è single, dopo una certa età, è un espediente per non dimenticarsi da dove si viene. La più vivace delle mie giovani amiche, ad esempio, non smette mai di parlare dei suoi guai sentimentali. Lo fa senza darsi pace perché, dice, «nelle mie storie c’è sempre qualcosa che non va». Nel suo confessarsi periodicamente sul mio divano, riesce a trascinarmi ogni volta nel suo stato d’ansia che trova alimento, neanche a dirlo, nella consultazione dei suoi due telefonini. L’ultima volta messaggiava con entrambi con due differenti persone, surfando sulla possibilità di andare a cena con l’una o con l’altra. «Te la passi bene» mi sono limitata a commentare, prima di apprendere che il suo cuore, in quel momento, batteva per una terza.
Queste chiacchiere si basano su un presupposto condiviso: che non si parli mai di me. Alla mia amica va benissimo: ha così tanto da raccontare e analizzare che proprio non ci pensa a fare domande. L’ultima volta però all’improvviso, posando la tazzina del caffè, mi ha chiesto: «E tu? Non mi dici niente?». Ho fatto rapidamente mente locale per cercare di focalizzare che tipo di racconto si aspettasse e che razza di storia potessi raccontarle. Di certo non poteva interessarla il riepilogo delle mie vicissitudini: a furia di ripeterle, si sono fatte così sottili che a volte finisco per confonderle. E l’attualità? Anche il più riuscito dei flirt a confronto dei suoi tormenti le sarebbe apparso sbiadito.
Ho aspettato che lo zucchero in fondo alla mia tazza si
d
«E tu? Non mi dici niente» È stato lo squillo del cellulare a salvarmi
sciogliesse e che i suoi occhi prendessero la traiettoria di uno dei telefonini. Non ho dovuto aspettare molto prima di sentire uno squillo. «È il tuo» ha detto lei quasi delusa. «Non fa niente — ho risposto — lo guardo dopo». «Ma sei sicura? — ha incalzato —. Dai, rispondi!». «Ma no, tranquilla», ho ribadito. È stato un attimo. Nei suoi occhi è passato un lampo: era come se mi vedesse per la prima volta. Le ho sorriso: «Allora, che volevi sapere?». «Lascia stare, me lo dici un’altra volta...».