Corriere della Sera

Eni raddoppia la cassa e fa il pieno di utili La spinta del greggio e della cura Descalzi

Profitti a 3,4 miliardi e produzione record. L’amministra­tore delegato: risultati eccellenti

- Francesca Basso

MILANO Il primo anno del secondo mandato di Claudio Descalzi alla guida dell’eni si chiude con «risultati eccellenti», come li ha definiti l’amministra­tore delegato evidenzian­do gli effetti del «processo di profondo cambiament­o avviato nel 2014»: utile a 3,427 miliardi contro la perdita di 1,464 miliardi del 2016, utile netto «adjusted» che passa dal rosso di 340 milioni dello scorso anno a 2,411 miliardi, record nella produzione media annua di idrocarbur­i pari a 1,82 milioni di barili al giorno. Sulla base di questi risultati sarà proposto al consiglio un dividendo di 0,80 euro per azione.

Descalzi in genere propenso a vedere il bicchiere mezzo vuoto, snocciola i numeri: «La generazion­e di cassa è raddoppiat­a anno su anno ed è arrivata a circa 10 miliardi a fronte di un aumento del Brent del 22%, la ristruttur­azione del gruppo ci ha dato molto ossigeno, abbiamo raggiunto il massimo storico della Petrolio

● La produzione di idrocarbur­i del quarto trimestre 2017 è stata di 1,89 milioni di barili al giorno, il livello trimestral­e più elevato degli ultimi sette anni (+1,9% rispetto allo stesso periodo del 2016). Anche la media annua è la più elevata di sempre a 1,82 milioni di barili. Per il 2018 è attesa una crescita del 3% nella produzione nostra produzione pur riducendo del 40% gli investimen­ti di sviluppo, nel gas & power l’utile operativo è struttural­mente positivo con un anno di anticipo rispetto ai piani, nella raffinazio­ne il risultato operativo è un record degli ultimi 8 anni e nella Chimica abbiamo conseguito la migliore performanc­e operativa di sempre». La cura Descalzi ha permesso di ridurre la «cash neutrality» a 57 dollari al barile (nel 2013 era di 127 dollari): «Abbiamo superato tutte le aspettativ­e — spiega —. Alcuni dicevano che sarebbe stata sui 60-62 dollari». Questo ha permesso al colosso petrolifer­o «di rinforzare ulteriorme­nte la struttura patrimonia­le anche grazie alle dismission­i». L’indebitame­nto finanziari­o netto è di 10,92 miliardi contro i 14,78 del 2016. Le dismission­i nette hanno portato incassi per 3,8 miliardi. Nel 2017 Eni ha ceduto il 40% dell’asset Zhor in Egitto a Bp/rosneft e il 25% dell’area 4 in Mozambico a Exxonmobil. La strategia Eni «dual exploratio­n model», che prevede da un lato di aumentare le riserve di idrocarbur­i e dall’altro monetizzar­e anticipata­mente gli investimen­ti attraverso la vendita di quote di minoranza, «ci sta dando successi e continuerà nel futuro» con «potenziali parziali disinvesti­menti nelle aree scoperte più di recente, come il Messico e l’indonesia», ha spiegato il cfo Massimo Mondazzi durante la conference call con gli analisti.

Per quest’anno il Cane a sei zampe prevede investimen­ti per circa 8 miliardi e una crescita nella produzione di idrocarbur­i del 3% garantita dagli avvii 2017, in particolar­e Egitto, Angola e Indonesia, e da quelli di grandi giacimenti in produzione come Libia, Angola e Ghana. «In presenza di scenari anche più difficili Eni è pronta ad abbassare la cash neutrality — ha detto Descalzi — e a proseguire sulla disciplina finanziari­a ». Sulla vicenda della piattaform­a Eni che è stata bloccata al largo di Cipro dalle navi militari turche, Descalzi ha spiegato che «la situazione non è sotto il nostro controllo», «le diplomazie stanno discutendo, al momento stiamo aspettando».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy