Corriere della Sera

Le ereditiere superano la farsa Usa

- di Paolo Mereghetti

Già applauditi al Sundance (è l’unico film in concorso non in prima mondiale), i fratelli David e Nathan Zellner hanno ambientato il loro Damsel (Donzella) in un west tragicamen­te farsesco, dove il cocciuto Samuel (Pattinson) vuole a tutti i costi ritrovare l’amata Penelope (Wasikowska) rapita da due loschi figuri: ci mette un’ora a cercarla, ma quando la trova scopre che la realtà è ben diversa. La sua sorpresa, però, va di pari passo con quella dello spettatore perché Pattinson esce repentinam­ente di scena e la storia diventa quella della Wasikowska, alle prese con un pastore non proprio ispirato e un cognato allupato (interpreta­ti dai due registi). L’idea era quella di raccontare un western con morti e violenze ma con i toni della commedia, sorprenden­do lo spettatore grazie a dialoghi surreali, situazioni inaspettat­e e una narrazione anticonven­zionale. Ma l’ipotetico ponte tra Sergio Leone e i fratelli Coen scricchiol­a a ogni passo e il film si rivela solo una scommessa azzardata. Decisament­e più interessan­te Las Herederas (Le ereditiere) dell’esordiente paraguayan­o Marcelo Martinessi che ci porta nella vita di una coppia di donne non più giovani: Chela sembra soccombere sotto i colpi di una vita che la costringe a vendere mobili e argenteria mentre la compagna Chiquita è capace di affrontare ogni problema, nonostante l’aspetti il carcere per una piccola truffa bancaria. Eppure sarà proprio durante la breve reclusione della sua compagna che Chela troverà la forza per scrollarsi l’apatia di dosso e ritrovare fiducia in se stessa. Forse addirittur­a la voglia di un nuovo amore. Che il regista racconta con una delicatezz­a e una tenerezza ammirabili e sorprenden­ti. Anche grazie a un’attrice, Ana Brun, da tener presente per i premi.

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Dal Paraguay Ivanova e Brun

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