Shiffrin e i norvegesi, la caduta degli dei
L’americana solo quarta nello slalom, l’austriaco Mayer batte i grandi favoriti e trionfa nel superg
PYEONGCHANG E venne, nello sci, il momento della caduta degli dei: i norvegesi hanno perso da Matthias Mayer l’oro del superg maschile che conquistavano dal 2002, Mikaela Shiffrin ha ceduto il titolo dello slalom femminile un giorno dopo aver trionfato in gigante. Cominciamo da quest’ultima. È stata detronizzata dalla svedese Frida Hansdotter, capace nella seconda discesa di sorpassare la svizzera Wendy Holdener, mentre la 20enne austriaca Katharina Gallhuber ha regalato la sorpresa risalendo fino al bronzo. La sua impresa è costata la medaglia di legno (capita a volte anche ai fuoriclasse) proprio alla Shiffrin, che quarta era e quarta è rimasta.
C’è però una parziale spiegazione, pur dando atto alle tre del podio di essere state brave in una gara che ha visto Chiara Costazza, Irene Curtoni e Manuela Moelgg chiudere nona, decima e 23ª: la Shiffrin ha avuto un malessere poco prima del via, forse più che per un virus per lo stress di dover affrontare due gare tirate nel giro di un giorno (ricordiamo che il gigante era stato spostato a ridosso dello slalom a causa del maltempo).
La vittoria di Matthias Mayer si lega invece a una storia speciale. Punto primo: è l’austriaco che nel 2014 fa negò l’oro olimpico della discesa a Innerhofer. Dunque, Mayer centra un back to back in discipline distinte. Secondo: il ruzzolone nello slalom della combinata, quando travolse un operatore televisivo e un volontario, l’ha consegnato al lettino dell’infermeria. «Ho ancora una gamba blu e ferita» ha raccontato l’austriaco, partito quasi per onor di firma ma alla fine più bravo dello svizzero Feuz (per lui un argento dopo il bronzo in libera) che già aveva castigato Kjetil Jansrud nel giorno in cui il delfino di Svindal era stato più veloce del «capo».
Kjetil si consola a sua volta con l’accoppiata argentobronzo, ma a specialità invertite rispetto a Feuz. Matthias Mayer è figlio di Helmut Mayer, che ai Giochi 1988 fu secondo in superg. «Sono nato nel 1990 — dice Matthias —, quindi la sua medaglia me la sono vista fin dalla culla. Adesso posso mettere, oltre a quella di Sochi, questa di Pyeongchang che supera l’argento di papà». La sua impresa, ripensando al duello in Russia con Inner, intristisce noi italiani. E non ci fa riprendere la notizia che nella notte tra oggi e domani ci riproveremo con i gigantisti: le chance di podio sono legate a un miracolo o quasi.
Prima Hansdotter Costazza, migliore delle azzurre, al nono posto nella gara vinta dalla svedese Hansdotter