Il flop degli uomini jet «Senza medaglie e senza una spiegazione»
Innerhofer: «Rulfi è andato dalle donne, e adesso vincono loro»
PYEONGCHANG Il giorno del Capodanno Lunare coreano non raddrizza la Luna dei nostri velocisti. Il superg, nel quale Dominik Paris chiude 7°, Christof Innerhofer 16° e Matteo Marsaglia 20°, mentre Peter Fill sbaglia dopo 50” nel tentativo di rimediare a un errore, conclude per gli uominijet un’olimpiade nella quale non solo non hanno beccato palla, ma nemmeno hanno dato l’idea di poterci provare. Resta il quarto posto di Paris in discesa, ma non basta. E alla fine c’è pure lo sfogo di Inner. Su se stesso, ma anche sulle cose che non vanno.
Christof Innerhofer, tracciamo il bilancio olimpico?
«Sul mio fronte è negativo, in linea con quanto ho mostrato ultimamente. Uno lotta per tornare sul podio, ma guardando ai risultati dei Giochi mi viene da dire che non sono bravo abbastanza per restare con i migliori. Alla partenza mi motivo: dai, oggi ce la fai. Me lo sono detto una, due, tre volte, ma ormai sono arrivato alla decima…».
Ha una spiegazione?
«No. Forse mi manca qualcosa nella tecnica, o forse nella morbidezza. In prova vado forte e sono spesso primo, ma poi non trasferisco nulla in gara. Cavolo, andavo meglio quando stavo male e nemmeno potevo camminare dal mal di schiena».
Rivedrà la preparazione?
«Da un certo punto di vista è necessario, non sono tra i migliori. Ma se in prova sono il più veloce, allora mi domando: che cosa mai devo aggiustare?».
È finito il ciclo della squadra basata sul trio Paris-fillinnerhofer?
«Parlo per me: non sembro più competitivo, ma non ci voglio credere. Penso poi che Didier Cuche cominciò a dominare a 32 anni e che Aksel Lund Svindal giovedì ha vinto un oro a 35 anni. No, l’età non è un problema. E finché i giovani vanno avanti così, rimaniamo noi i riferimenti. I giovani non ci sono, a parte Buzzi che ha combinato qualcosina. Gli altri stanno sognando in piedi, quindi non c’è pericolo che ci facciano le scarpe. Certo che, valutando quanto è successo qui, a parte qualche sprazzo di Dominik e di Peter abbiamo veramente un bel problema».
Deve cambiare qualcosa nell’italia della velocità?
«Ci sono aspetti che non mi piacciono: andava meglio anni fa».
La partenza di Gianluca Rulfi, tecnico spostato al settore femminile, ha pesato?
«Ho subito immaginato che la sua perdita sarebbe stata grave. Per qualcuno Rulfi era il primo problema, io invece sapevo che era l’ultimo. Infatti dopo aver vinto medaglie con me, adesso sta valorizzando le donne. Lui è l’uomo dei podi».
Quindi, qual è il problema? Forse l’organizzazione, o gli allenatori nel senso che vi manca una figura leader tra di loro?
«Ripeto: c’erano cose che mi piacevano di più».
Quando c’era Claudio Ravetto come d.t. andava meglio?
«Anche, anche… Non voglio metterla sul personale, ma preferivo com’era prima. Chissà, forse è anche per quello che vincevo. E la squadra era più completa, compatta, in crescita».
Oggi ognuno va un po’ per i fatti suoi?
«Magari dipende anche da noi tre veterani. Siamo un po’ più anziani e non abbiamo voglia di fare gruppo con quelli che hanno 15 anni in meno: siamo diversi per età e per tante cose».
Che cosa farà adesso Christof Innerhofer?
«Tornerò a casa con tanti pensieri in testa».
Ha ancora voglia?
«Sì. Sono demoralizzato, ma ho troppa passione per il mio sport: mi piace ancora allenarmi, mettere gli sci, andare in palestra. Medito il ritiro? La risposta è no».
Ambiente
In prova sono veloce, in gara no. Il nostro ambiente era meglio qualche anno fa