Il supercomputer Eni per scoprire il petrolio di domani
Se è vero, come disse qualche anno fa lo scrittore Andrew Keen, che i dati sono il nuovo petrolio, è però altrettanto vero che, per trovare il nuovo petrolio, oggi servono i dati. Si spiega in questo modo la scelta di Eni (nella foto il Ceo Claudio Descalzi) di edificare nel mezzo della campagna pavese — proprio di fronte alla raffineria di Sannazzaro — un data center autonomo e sostenibile sia dal punto di vista energetico che ambientale e che al suo interno custodisce il super-computer al momento più potente d’europa. Due “armadi” grandi come container capaci di eseguire 22 milioni di miliardi di operazioni matematiche al secondo. Questo è Hpc4, sigla che sta per high performance computing nella sua quarta e più avanzata versione. Ma a cosa serve tanta potenza? A trovare, appunto, il petrolio di domani: attraverso i big data Eni infatti è oggi in grado di trasformare il buio del sottosuolo in una mappa aggiornata e intellegibile, un po’, per intendersi, come fanno i pipistrelli per orientarsi di notte. Un vantaggio competitivo che ha portato alla recente scoperta del maxi-giacimento egiziano di Zohr. “Aprire un pozzo è un impegno di decine di milioni di euro e una tecnologia del genere minimizza il rischio” ha spiegato l’ad di Eni Claudio Descalzi, che tuttavia non ha rivelato le dimensioni dell’investimento che ha reso operativo il super calcolatore