«Reato vecchio e prescritto» Ma la reazione è dura: ci hai mentito, ora sei fuori
L’ironia dei rivali pd: un venditore di creme miracolose
ROMA «Mah, ha masterizzato un cd. Si può espellere qualcuno perché ha masterizzato un cd?». Le prime reazioni in casa 5 Stelle, evidentemente esasperati dallo stillicidio quotidiano di candidati che si scoprono «impresentabili», tendono a minimizzare. Si prova a salvare Antonio Tasso, che si è scoperto avere una condanna a sei mesi, risalente al 2008. Ma poi arriva la carta, con le motivazioni. «Perché con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, abusivamente duplicava e riproduceva a fine di lucro 308 Cd per videogiochi e 57 Cd musicali». A quel punto, dopo una giornata di passione, i 5 Stelle sono «costretti» a decretare, sia pure controvoglia, l’ennesima espulsione: «Ci hai mentito, sei fuori». E siamo a quota 14. Considerando che i probabili eletti ammontano a una decina, il gruppo misto del Purgatorio a 5 Stelle acquisisce una consistenza di tutto rispetto.
Quella che coinvolge Tasso — commerciante e vice presidente della Fitet Puglia (Federazione Tennis Tavolo) —, è una vecchia storia, riesumata ad arte dal rivale dem del collegio di Manfredonia, Michele Bordo. Da giorni martellava su una vecchia denuncia che coinvolgeva Tasso. Il quale negava strenuamente. Fino a quando, ieri mattina, i principali quotidiani italiani hanno ricevuto la sentenza di condanna, che smentiva il candidato dei 5 Stelle. Evidentemente Tasso ancora non sapeva che era stato ripescato l’atto giudiziario. Tanto che su Facebook, in un videomessaggio diceva: «Amici cittadini, per potermi candidare nel Movimento 5 Stelle, oltre al curriculum, ho inviato il casellario giudiziale, il certificato dei carichi pendenti e il certificato ex art. 335 (per verificare l’esistenza di denunce o indagini). Tutti questi certificati sono risultati puliti». Vero, perché in considerazione della lieve entità della pena, la stessa era stata sospesa e il giudice aveva deciso per la non menzione nel casellario giudiziario. Ma la condanna c’è. E qui sta il problema.
Perché Tasso esagera nella sua autodifesa. «Certo — aggiunge —, una denuncia ci fu, vent’anni fa, se non ricordo male, tra il 1999 e 2000. Mi sono difeso, come era mio diritto in quell’occasione, e non c’è stata alcuna condanna né amministrativa né penale nei miei confronti e il caso è stato archiviato». Purtroppo per Tasso, la condanna c’è stata. Penale, per sei mesi, e con una ammenda di 2 mila euro. Era successo che un finanziere era entrato nel negozio Best Sound e aveva trovato accesi due masterizzatori e decine di cd senza il marchio Siae. Il processo si concluse, con Tasso contumace, con la condanna e la non menzione, in considerazione dell’incensuratezza del candidato. Successivamente, secondo la versione ulteriore di Tasso, ci sarebbe stato un appello e la prescrizione. Ma la prescrizione, secondo il Codice 5 Stelle (non esattamente garantista), è equiparata a una sentenza di condanna.
I probiviri dei 5 Stelle hanno chiesto conto a Tasso della vicenda, che non era mai stata raccontata a Di Maio. Neanche il gruppo meet up locale, che aveva segnalato il nome del candidato, aveva mai ricordato quella vecchia storia. Ma se l’è «ricordata» Bordo, che ieri si è molto divertito sui social. Con messaggi come: «Causa maltempo l’agorà del M5S prevista per oggi a Manfredonia è rimandata a data da destinarsi...». E ancora: «Citofonare Di Maio». Anche Angelo Riccardi, sindaco di Manfredonia, l’altro ieri maramaldeggiava: «Sarà difficile competere con un candidato di grande esperienza come Tasso (alla play station), competente in sport (per i tornei di ping pong), di elevata caratura morale (con cd venduti senza pagare il fisco), di vasta cultura (musicale, come dj), grandi relazioni sociali (promoter di creme miracolose...), sempre coerente(fino a non molto tempo fa, da speaker incitava lo stadio ad applaudirmi)». Tasso concludeva il suo post con «a riveder le stelle». Il post di Di Maio segna però l’eclissi sulla sua carriera nei 5 Stelle.
La «denuncia» Il primo a rivelare della sentenza è stato il rivale dem di collegio Michele Bordo