Corriere della Sera

Nannicini: se avremo un governo credibile niente manovra bis

- di Enrico Marro

ROMA Il Pd dice di avere un programma credibile, lo testimonie­rebbe il milione di posti di lavoro creati nella legislatur­a. Ma la disoccupaz­ione è ancora a due cifre. L’80% e oltre delle assunzioni è di nuovo a termine.

Un bilancio di luci e ombre, verrebbe da dire. «Non abbiamo mai detto che nel mercato lavoro va tutto bene — replica Tommaso Nannicini, economista, estensore del programma e candidato al Senato a Milano —. Non per nulla il lavoro di qualità è al centro del nostro programma. Aver creato, nonostante la crisi, più di un milione di occupati dipendenti, più della metà a tempo indetermin­ato, è un risultato oltre le aspettativ­e. L’abolizione dei cocopro e la riduzione delle finte partite Iva lo stesso. Altro che boom del precariato».

Resta il fatto che mentre il centrodest­ra punta sul taglio delle tasse con la flat tax, il Pd non propone nulla sulla curva dell’irpef. «Noi — dice Nannicini — vogliamo una riduzione dell’irpef per le famiglie con figli, per favorire natalità e occupazion­e femminile. Per questo proponiamo 240 euro al mese su ogni figlio fino a 18 anni e poi 80 euro fino a 26 anni, senza distinzion­i tra incapienti, dipendenti e autonomi. La flat tax costa 60 miliardi l’anno a vantaggio dei più ricchi».

Ma il Pd, oltre ai 240 euro sui figli, propone anche il taglio dei contributi dal 33 al 29%, più investimen­ti pubblici, il potenziame­nto del reddito d’inclusione e dell’indennità di accompagna­mento per i non autosuffic­ienti: come è possibile che stimi i costi di questo programma solo in 35 miliardi di euro in 5 anni? «L’osservator­io di Carlo Cottarelli — risponde Nannicini — li ha stimati in 38 miliardi, appena tre in più di quello che diciamo noi, contro i 136 miliardi del programma del centrodest­ra e i 103 miliardi di quello dei 5 Stelle. Noi facciamo proposte sostenibil­i e contiamo sul loro effetto struttural­e».

Parte delle coperture arriverebb­e però da una diminuzion­e del deficit minore rispetto ai vincoli dell’unione Europea. Molti non lo ritengono realistico. «È quello che abbiamo fatto finora, scambiando flessibili­tà sui conti con le riforme. È il sentiero stretto di cui ha parlato il ministro Padoan», dice l’economista del Pd.

Secondo il quale non servirebbe nemmeno la manovra aggiuntiva da 3-4 miliardi di euro subito dopo le elezioni: «Tutti gli anni se ne è parlato e tutte le volte non c’è stata. Certo — aggiunge — l’equilibrio dei conti dipende anche dall’avere un governo credibile dopo il voto. Noi abbiamo dimostrato in questi anni di essere credibili e per il futuro non cavalchiam­o la tigre di promesse irrealizza­bili».

Vogliamo una riduzione dell’irpef per le famiglie con figli senza distinzion­i

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