Viganò, dalla Bocconi alla Corte costituzionale
Il docente di diritto penale nominato da Mattarella dopo l’uscita di Grossi. È tra i più giovani di sempre
MILANO A 51 anni il professore di diritto penale Francesco Viganò, nominato ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al posto del presidente uscente della Consulta, Paolo Grossi, diventa uno dei più giovani giudici costituzionali nella storia della Consulta, preceduto solo da Antonio Baldassarre, Livio Paladin, Aldo Mazzini Sandulli, Francesco Paolo Bonifacio e l’attuale vicepresidente Marta Cartabia.
Ennesimo esponente della fertile nidiata di allievi di Giorgio Marinucci (con cui si laureò nel 1989 all’università di Milano) e di Emilio Dolcini, Viganò è un teorico dell’impatto della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e della Corte di giustizia dell’unione Europea, dunque studioso dei rapporti tra il diritto penale nazionale e le fonti sovranazionali nel «dialogo tra le Corti». E non è ad esempio un caso che nel 2011 la Corte di giustizia dell’ue, con la «sentenza El Dridi», cancellò dalla legge Bossi-fini la pena detentiva per il delitto di «inottemperanza dell’ordine di allontanamento» muovendosi sui binari della tesi prospettata nel 2010 proprio da Viganò (e Luca Masera) circa l’incompatibilità dell’incriminazione con la sopravvenuta «direttiva rimpatri» Ue del 2008.
Docente prima a Brescia, poi dal 2004 alla Statale di Milano prima di esserle strappato nel novembre 2016 dalla Bocconi (il cui presidente Mario Monti rimarca come la nomina sia «motivo di onore per la Bocconi e in particolare per quanti si sono adoperati affinché vi avessero sempre maggiore sviluppo gli studi giuridici»), Viganò è però anche giurista interessato alle ricadute delle teorie nella prassi: sia come frequente docente nella Scuola Superiore della Magistratura, sia come fondatore nel 2010 della rivista «Diritto penale contemporaneo».
Adorato dai suoi studenti, attivo in gruppi di ricerche sui diritti fondamentali della persona in Germania, Francia, Spagna, Inghilterra, Belgio e Cile, ha fatto parte (oltre che del Consiglio giudiziario di Milano nel 2008-2012) della Commissione di riforma della prescrizione istituita nel 20122013 dal ministro Severino, e nel 2015 ha coordinato gli studi su «Esperienze comparative e regole internazionali» negli Stati Generali di riforma del carcere istituiti dal ministro Orlando.