Il Russiagate si allarga ai politici europei: «Pagati da Manafort per fare lobby segreta»
Romano Prodi: mai incontrato l’ex manager di Trump
Due milioni di euro pagati a quattro leader politici europei per promuovere gli interessi dell’ex presidente ucraino Vicktor Yanukovich a Washington. I nomi, secondo la ricostruzione del sito Politico.com: Alfred Gusenbauer, cancelliere austriaco dal 2007 al 2008; l’ex presidente polacco Aleksander Kwasniewski; l’ex premier ucraino Viktor Yushenko e infine, Romano
Prodi, due volte presidente del Consiglio e presidente della Commissione europea dal 1999 al 2004.
Questa è l’accusa formulata contro l’avvocato Paul Manafort dal super procuratore Robert Mueller. La legge americana impone la massima trasparenza ai lobbisti: devono dichiarare apertamente se rappresentano un governo straniero. Manafort, invece, avrebbe agito in modo «coperto» e «segreto»: un reato grave negli Stati Uniti.
Nelle carte di Mueller, è bene ricordarlo, non vengono citati i politici europei. L’attenzione è, invece, puntata sullo schema costruito da Manafort, capo per un breve periodo della campagna elettorale di Donald Trump, di cui è stato consigliere informale per almeno vent’anni.
Tra il 2012 e il 2013 Manafort aveva contattato l’hapsburg Group, una specie di centro studi sembra di capire, guidato da Gusenbauer. A Washington, invece, aveva assunto due società di pubbliche relazioni, la Mercury e la Podesta Group, a quel tempo guidata da Tony Podesta che l’aveva fondata con il fratello John, responsabile della campagna elettorale di Hillary Clinton.
Nel 2103 l’ex cancelliere austriaco arrivò nella capitale americana per incontrare il presidente della Commissione Affari esteri della Camera dei rappresentanti, Ed Royce e due parlamentari, Tom Marino e Robert Aderholt. Tutti e tre repubblicani. Qualche mese prima anche Prodi, accompagnato da Ed Kutler della Mercury vide lo stesso Royce.
Gusenbauer ha fatto sapere: «Non sono mai stato coinvolto in alcuna attività per conto di Yanukovic. Ho sempre sostenuto, invece, la necessità di un accordo di associazione tra Unione europea e Ucraina».
Prodi, raggiunto al telefono, precisa: «Non so di che cosa mi si possa accusare. C’era una squadra che faceva conferenze in giro per l’europa sul tema dei rapporti tra Ue e Ucraina. Io ne ho fatte in tante città europee, Parigi, Vienna eccetera, con altre personalità. Le mie posizioni sul tema sono chiare: ho scritto un articolo per il New York Times e per Christian Science Monitor. Sono sempre stato a favore di un avvicinamento dell’ucraina all’unione europea». Conferenze tutte retribuite? «Certo e in maniera trasparente». Ma che cosa era questo gruppo di Hapsburg? «Mai sentito prima di adesso. Facevo semplicemente riferimento a Gusenbauer». E Manafort, mai incontrato? «Penso proprio di no, faccio fatica anche adesso a capire chi sia».
Il «ramo europeo» è uno sviluppo secondario del Russiagate. A Mueller interessa dimostrare come Manafort manovrasse a Washington per conto di Yanukovich e quindi dei suoi sponsor russi. Canali che potrebbero essere tornati utili nelle elezioni del 2016.