«Il rapporto con Gigi Hadid? Tutto cambia velocemente»
Tommy Hilfiger e il world tour che lo ha portato a Milano. «Per me la modella icona è un dono del cielo»
«Se siete refrattari al cambiamento, questa non è l’azienda per voi. È la prima cosa che dico a chi vuole venire a lavorare qui. La mia prima collezione è del 1985, eppure se pensassi di avere tutte le risposte non andrei da nessuna parte. Ascoltare, guardarsi intorno: è la chiave di tutto». Tommy Hilfiger, 66 anni, porta a Milano stasera il world tour del suo marchio, che sfilava a New York e ora gira il mondo, ogni stagione una sede diversa. «New York è casa nostra ma siamo un marchio globale: facendo sfilate aperte al pubblico (dei duemila di questa sera, mille sono stati assegnati a non addetti ai lavori, ndr) per dimostrare che siamo vicini al pubblico, alla cultura dei giovani, al mood, così casual, della strada globale. Essere a Milano è un onore: siete la moda. Milano è Armani, Prada, Gucci, Versace».
Ha fatto di Gigi Hadid non soltanto una modella-icona, ma una stilista: «È di Los Angeles, ha nel sangue la cultura dei ragazzi di oggi, la cultura digitale e l’idea di ribellione e di stile che gira oggi nel mondo. Gigi è stata per noi un dono del cielo: lavora in studio con noi, con autorità di mandare in produzione capi e di porre il veto su altri. Ha la sensibilità del pubblico globale».
Non che il rapporto con Gigi (22 anni) sia destinato a durare a lungo: «Mi chiedono se tra cinque anni arriverà qualcun altro al suo posto. Io rispondo: prima, molto prima. Perché il futuro non aspetta, il cambiamento è ovunque».
Hilfiger pensa che «sia assurdo pensare che nulla cambi in un mondo unito dagli smartphone in cui 650 milioni di cinesi sono una nuova classe media, assetata di marchi occidentali. E l’india? L’indonesia? Quelli che ammiro di più sono quelli che hanno capito il cambiamento. Penso a Dolce & Gabbana, la sfilata alla Rinascente aperta al pubblico con trucco e parrucco affidato a studenti è un’idea fantastica che avrei voluto avere io. E penso a Gucci che è su un altro livello rispetto a tutti gli altri sul design».
Il cambiamento più difficile, per Hilfiger, è stato «rivoluzionare la struttura produttiva per arrivare al see-now buy-now, in un anno abbiamo rifatto tutto da capo, prima ci volevano sei mesi per arrivare in negozio adesso sarebbe inaccettabile. Non puoi aspettare sei mesi se hai visto su Instagram le foto oggi».