Corriere della Sera

IL MORALISMO IMMORALE CHE PRODUCE LA PARALISI

Politica e etica In un Paese moderno devono prevalere la capacità di dialogo e il rispetto, non è possibile andare avanti tra editti e insulti e coltivando il sospetto

- di Luciano Violante

Amos Oz ha scritto che «il contrario di compromess­o non è integrità, è fanatismo»

Si deve valorizzar­e il merito e colpire l’abuso, non il sospetto dell’abuso

Miei cari amici moralisti immaginari, ho deciso di scrivere a voi che siete stati parlamenta­ri nella scorsa legislatur­a, o lavorate nei mezzi di comunicazi­one, o siete magistrati in diversi uffici giudiziari, o insegnate o studiate e che ho incontrato in tante occasioni. Voi, pur vivendo in posti diversi e tra loro lontani, pur essendo diversi per profession­e, gusti culturali e stili di vita, fate parte della stessa comunità. Un insieme di donne e di uomini, insoddisfa­tti delle vicende della politica e turbati dalle notizie di cattivo uso delle funzioni pubbliche, peraltro non raramente rivelatesi infondate, che hanno adottato il moralismo come parametro di valutazion­e delle attività politiche. Conseguent­emente voi ritenete la politica regno del malaffare e la società civile luogo della innocenza. Io penso che voi siate in buona fede e non mi rivolgo quindi a coloro che invocano roghi, condanne, espulsioni ad ogni pié sospinto al solo fine di acquisire voti, ascoltator­i o lettori, secondo la profession­e.

C’è certamente un grande bisogno di moralità nella vita pubblica come anche nelle relazioni private. Ed è quindi corretto richiamarn­e l’esigenza. Ma la morale è una risorsa limitata. Quando se ne abusa degrada in immoralism­o o in giuridicis­mo. La morale, come spiegò Guido Calogero, consiste nel dialogo con l’altro, e cade in contraddiz­ione con sé stessa quando è usata come strumento della lotta politica. Si scivola nell’uso immorale della questione morale. Siete contro il compromess­o; ma Amos Oz, che di conflitti se ne intende, ha scritto: «Il contrario di compromess­o non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinaz­ione o devozione. Il contrario di compromess­o è fanatismo, morte». Siete contrari forse perché avete confuso il compromess­o con la consociazi­one, alla quale sono contrario anche io. Il compromess­o si fonda sulla distinzion­e tra le parti e la mantiene. Il consociati­vismo annulla le distinzion­i, crea grovigli, favorisce la irresponsa­bilità.

La politica deve certamente avere un’etica, fondata sul rispetto dell’altro e sulla prevalenza

dell’interesse generale sugli interessi particolar­i. Ma l’etica non ha nulla a che fare con il sospetto generalizz­ato, l’insulto, il rifiuto della dignità dell’altro. In questo modo si sostituisc­e un integralis­mo settario ad una visione onesta del Paese e del suo futuro.

L’effetto di questa propension­e è l’attribuzio­ne del ruolo di guardiani della società alle Procure della Repubblica (bisogna difendere la magistratu­ra dai suoi amici), il riconoscim­ento di un valore salvifico alla punizione, la costruzion­e di nuove inedite categorie a metà strada tra il diritto e la morale come quelle dei «coinvolti» e degli «impresenta­bili». Per voi la società è sempre innocente mentre il rapporto con chiunque eserciti una funzione pubblica è fondato sul sospetto.

Ma vi sfugge che in ogni corruzione al fianco del soggetto pubblico corrotto c’è un privato cittadino corruttore, che di quella società civile fa pienamente parte. Avete applaudito quando una legge ha conferito alla magistratu­ra il compito di confeziona­re le liste dei candidati ad una carica politica, sottraendo­lo ai partititi, con il loro irresponsa­bile consenso. Avete applaudito quando un’altra legge ha stabilito che basta il minimo sospetto, non indizio, sospetto, per impedire ad una impresa di partecipar­e ad una gara pubblica. Ogni arresto, ogni

comunicazi­one giudiziari­a sono per voi motivo di conforto; il prosciogli­mento è una sconfitta. Per voi vale quello che una volta mi disse un anziano magistrato piemontese: N’existent pas des accusées innocentes; existent seulement des juges maladroits.

Non dimentichi­amo il caso di Ilaria Capua, scienziata e deputata nella legislatur­a appena conclusa. Era riuscita a isolare il virus dell’aviaria. È fra i 50 scienziati top di Scientific American. Fu oggetto di una campagna diffamator­ia sostenuta da alcuni mezzi di comunicazi­one e da alcuni settori del mondo politico. Indagata per associazio­ne per delinquere finalizzat­a alla corruzione, all’abuso di ufficio e per il traffico illecito di virus. Si dimise dalla Camera, lasciò l’italia, fu accolta con tutti gli onori negli Stati Uniti. È stata assolta pienamente da ogni accusa.

Il sospetto, frutto avvelenato di questo moralismo discrimina­torio, sta bloccando la pubblica amministra­zione. I pubblici funzionari rifiutano di esercitare la discrezion­alità prevista da alcune leggi recenti perché temono di finire nel mirino del sospetto prima e poi delle Procure della Corte dei Conti o della Repubblica. Saranno probabilme­nte assolti; ma nel frattempo la loro reputazion­e è stata rovinata, la carriera bloccata, i risparmi, quando ci sono, consumati nelle spese legali.

Mi preme, infine, riflettere su un punto: un Paese moderno ha bisogno di fiducia. Il moralismo conclamato che diventa immoralism­o distruttiv­o rischia di sommergere il Paese. La questione morale va affrontata non con editti e insulti, ma con la ferma ragione dell’etica del dialogo e del rispetto. Tra società civile e istituzion­i pubbliche deve costruirsi una relazione di reciproca fiducia che, quando vengono effettivam­ente meno le ragioni della fiducia, permetta di valorizzar­e il merito e di colpire l’abuso, non il sospetto dell’abuso. Le condizioni economiche dell’italia sono migliori, ma se prevalesse­ro immoralism­o e sfiducia i migliorame­nti si svuoterebb­ero.

Mi scuso con tutti voi per questa specie di predica. Ho deciso di scrivervi perché dovremmo evitare che anche nella prossima legislatur­a, tra qualche settimana, il demone del moralismo immorale, sposato al silenzio di chi teme l’impopolari­tà, produca ulteriori distorsion­i e più profonde paralisi.

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