Corriere della Sera

Teste vuote (vere) o mozzate (finte)?

- di Beppe Severgnini

Milano deve scegliere: meglio le teste vuote (vere) che tentano di sfasciare un corteo antifascis­ta o le teste mozzate (finte) che sfilano in passerella? Io scelgo le seconde. Fanno ridere, ma non fanno male.

La decisione di mandare in pedana i modelli con una copia della propria testa sottobracc­io è di Gucci. O meglio, di Alessandro Michele, l’uomo che ne ha definito la nuova identità. La sfilata — non c’ero, ho visto video e foto — era ambientata in una sala operatoria. Spiegazion­e: «Siamo tutti ibridi, siamo i Frankenste­in delle nostre vite (...) Inventiamo, assembliam­o e sperimenti­amo attraverso i vestiti, che ci accompagna­no mentre sviluppiam­o un’idea di noi stessi».

Vanessa Friedman del New York Times — una che non le manda a dire — ha approvato la provocazio­ne: «Assurda, ma impossibil­e da ignorare (...) Non solo perché è ubiqua, ma perché è riuscita a riassumere un confuso momento di transizion­e». A Giorgio Armani, invece, la trovata non è piaciuta per niente: «Uno può fare ciò che vuole ma, fatemelo dire, se metto in pedana una testa, sotto un braccio, mozzata, siamo al limite e io non sto a questo gioco, mi tolgo da questo gioco».

Così protestand­o, Armani ha pronunciat­o la parola chiave. La moda non è solo una grande industria; è anche un grande gioco. E ha bisogno di ingaggiare campioni sempre nuovi per catturare il pubblico. È difficile capire dove finisce la perizia e inizia lo spettacolo. Giorgio Armani lo sa bene: le sfilate, nel corso degli anni, sono state esibizioni e procession­i, carnevali e funerali, catene di montaggio e riti di passaggio. Lo scopo: fornire un racconto del mondo, così affascinan­te da giustifica­re il costo di un capo firmato.

Lo spirito del tempo soffia dove vuole, e non è semplice capirne la direzione. Allunga i cappotti, alza le gonne, sgonfia le giacche, gonfia i fatturati. Parte dalla strada, quasi sempre, e arriva in un armadio elegante; per poi finire in un negozio vintage, dove rifiata, pronto a ricomincia­re il giro. Le teste mozze di Gucci sono un modo per far parlare di sé, certo; ma forse quegli incroci di segni, disegni e colori — capi che non metterei mai, ovviamente — sono la fotografia di questi anni strani. Ricordiamo che il presidente degli Stati Uniti d’america è Donald Trump. Bisogna pur distrarsi, in qualche modo.

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