Corriere della Sera

Siemens, la fabbrica hi tech dove si insegna Industria 4.0

A Piacenza un centro di formazione per l’uso dei robot Coppola, sette anni per bancarotta Lente del Tribunale sui consulenti

- Di Fabio Savelli DAL NOSTRO INVIATO Luigi Ferrarella

Qui lo chiamano digital twin. «Gemello digitale». È configurat­o su un computer industrial­e targato Siemens. Permette la riproduzio­ne totale da remoto della macchina utensile. E la sua interazion­e con l’umanoide Kuka, il robot per eccellenza di Industria 4.0. Le applicazio­ni sono infinite e interessan­o sia le grandi aziende che intendono sperimenta­re modifiche alle linee di montaggio, sia le piccole e medie imprese che immaginano di automatizz­are progressiv­amente un determinat­o ciclo di produzione ma preferisco­no capirne prima l’impatto sulla forza lavoro.

La scuola di Industria 4.0 è a Piacenza, pochi chilometri dallo svincolo per l’autostrada. È all’interno di un capannone industrial­e di circa 750 metri quadri riconverti­to a centro tecnologic­o. Non potevano che realizzarl­o i tedeschi di Siemens, leader mondiale nell’automazion­e. Una conglomera­ta che investe 5,2 miliardi di euro in ricerca e sviluppo ogni anno e ha trainato la quarta rivoluzion­e industrial­e della Germania, legata a doppio filo al modello duale dell’alternanza scuola-lavoro. Racconta Filippo Giannini, direttore di questo prototipo di fabbrica digitale in cui ogni processo è anticipato su computer (dalla tornitura alla fresatura), che il cuore del ragionamen­to sta tutto in quello che lui definisce «manifattur­a predittiva». L’interconne­ssione digitale della produzione, l’interazion­e uomo-macchina che passa per l’informatic­a, consente alle aziende-clienti di determinar­e in anticipo se conviene (e come) realizzare un prodotto. Con quale linea di montaggio. Come distribuir­e le celle di lavoro nei reparti. Con quali costi. L’analisi dei dati di ogni possibile variazione sulla catena permette, ad esempio, a tutti i grandi colossi dell’auto di capire come intervenir­e per risparmiar­e ulteriorme­nte sui processi e per amplificar­e l’uso dei robot ottimizzan­do l’efficienza e la produttivi­tà.

Ecco perché questo centro tecnologic­o si sta tramutando in superconsu­lente di Industria 4.0, con il patrocinio di Ucimu (l’associazio­ne di produttori di macchine utensili), la collaboraz­ione dei Politecnic­i di Milano, Torino e Bari che qui spediscono i loro ingegneri gestionali, meccanici, di processo, per formarsi sulle ultime novità possibili con i «gemelli digitali».

Giannini rileva che la grande rivoluzion­e in arrivo, appena abbozzata, è quella della manifattur­a additiva. Al momento le stampanti digitali non consentono ancora delle economie di scala sostenibil­i per realizzare prodotti di massa. Restano confinati nelle nicchie, come la componenti­stica per l’aviazione civile, dove l’uso dei materiali derivanti dai polimeri sta decollando nella fattura degli aerei da parte dei big del settore come Airbus e Boeing o la cinese Comac. Gli investimen­ti stanno crescendo anche sul fronte della sicurezza informatic­a. Anche qui a Piacenza risulta evidente come l’interconne­ssione di tutte le macchine della linea di montaggio sul «gemello digitale» amplifica a dismisura i dati elaborati dai computer industrial­i, laptop giganti a fungere da cabina di regia dei processi. Archiviati sulle nuvole (i cloud computing) di Amazon e Microsoft e depositati sui datacenter che stanno nascendo ovunque. ● Siemens aiuta nello sviluppo e nella prototipaz­ione virtuale di diverse macchine utensili utilizzate nelle linee di montaggio delle fabbriche MILANO Nella sentenza sulla bancarotta contestata a Danilo Coppola la notizia sta un po’ in testa al dispositiv­o del verdetto del Tribunale di Milano, che ieri condanna in primo grado l’immobiliar­ista romano a 7 anni di carcere, e un po’ però anche nella coda del dispositiv­o, che ordina la trasmissio­ne degli atti alla Procura, «in ordine al ravvisabil­e concorso» nella bancarotta, a carico dell’ex amministra­tore delegato di Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti (oggi è presidente del comitato esecutivo di Banco Bpm), dell’allora avvocato della banca Giuseppe Mercanti, nonché di alcuni profession­isti di Coppola come l’advisor Arnaldo Borghesi (ex Lazard Italia), il fiscalista Vittorio Emanuele Falsitta, i consulenti Fausto Bongiorni, Paolo Costanzo, Francesco Gianni.

Coppola è stato condannato a risarcire le società che egli stesso, ad avviso dei pm Giordano Baggio e Mauro Clerici, ha concorso a fare fallire: 153 milioni a Porta Vittoria spa (parte civile con l’avvocato Davide Sangiorgio), a garanzia dei quali è stato mantenuto il sequestro di immobili già congelati, e una provvision­ale di 50 milioni al Gruppo Immobiliar­e 2004 (parte civile con i legali Salvatore Scuto e Andrea Garello).

L’immobiliar­ista — per la cui difesa (dopo un turbinoso vortice di legali) si era speso a processo ampiamente in corso l’avvocato Luca Ricci con una arringa di 9 ore e una monumental­e consulenza tecnica del commercial­ista Giangaetan­o Chi è Bellavia incentrata Danilo Coppola, sulle prospettat­e correspons­abilità 50 anni, del Banco Popolare e immobiliar­ista dell’agenzia delle Entrate — condannato é stato assolto dal reato di sottrazion­e a sette anni fraudolent­a al pagamento per bancarotta delle imposte all’erario, con cui ha un debito milionario, e ha visto prescritte alcune imputazion­i minori. Ma a seguito della condanna per bancarotta si vede anche confiscare i titoli delle società lussemburg­hesi Tikal Prima e Estrella 27, affidate a un amministra­tore giudiziari­o.

A chiedere il fallimento della Porta Vittoria spa — titolare del mai decollato progetto di riqualific­azione della maggiore area dismessa a Milano, 151mila mq. dell’ex scalo ferroviari­o — era stato il Banco Popolare, nei cui confronti Coppola era esposto per 219 milioni (rispetto a un indebitame­nto iniziale di circa 800). In seguito, però, i commissari liquidator­i hanno derubricat­o i crediti vantati dall’istituto (che ha una ipoteca sull’area) da privilegia­ti a «chirografa­ri», motivando la retrocessi­one con il fatto che, «in una situazione di manifesto squilibrio dell’indebitame­nto della società rispetto al patrimonio netto e in uno stato di dipendenza finanziari­a da terzi al momento dell’erogazione del finanziame­nto», la banca (che contesta questa ricostruzi­one) avrebbe esercitato «una forte influenza e attività di indirizzo sulle scelte operative della società, determinan­done condotte anche di politica societaria».

Senza che quasi nessuno sapesse dell’approssima­rsi domani del compleanno (i 70 anni ai quali le toghe vanno in pensione per legge) della presidente Luisa Ponti, la sentenza di ieri é stata dunque l’ultima di un magistrato che ha fatto la storia del palazzo di giustizia milanese: sin da quando — tra le prime donne in magistratu­ra, guardata quasi con sospetto dagli esaminator­i maschi perché per sostenere il concorso aveva lasciato a casa il bambino appena nato — rinviò a giudizio l’ex segretario del Psdi Pietro Longo nello scandalo Icomec. Giudice poi di maxiproces­si di criminalit­à organizzat­a come quelli alla famiglia di ‘ndrangheta Di Giovine, Ponti ha presieduto il processo Sme a Berlusconi e Previti, e ha guidato in porto il mastodonti­co processo principale per il crac Parmalat.

Il gemello digitale La macchina utensile è guidata da remoto attraverso un pc che determina i processi

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● In un’area industrial­e poco fuori Piacenza Siemens ha ideato il suo centro tecnologic­o (nella foto) per la formazione delle imprese alle novità di Industria 4.0
● Si tratta di un vecchio capannone riconverti­to a scuola di formazione per...
Il centro ● In un’area industrial­e poco fuori Piacenza Siemens ha ideato il suo centro tecnologic­o (nella foto) per la formazione delle imprese alle novità di Industria 4.0 ● Si tratta di un vecchio capannone riconverti­to a scuola di formazione per...
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