Corriere della Sera

LA MIA SFIDA AMERICANA

TIZIANO FERRO E IL LEGAME CON LOS ANGELES «QUI DEVI ESSERE SOLIDO, IO MEDITO ALL’ALBA»

- di Andrea Laffranchi

L’appuntamen­to L’artista si è trasferito da quasi due anni in California. Stasera viene premiato con l’excellence Award in apertura del L.A. – Italia Festival

«Non dirò mai “voi in Italia”. Non vedo l’italia da lontano solo perché vivo a Los Angeles, continuo a vedere il nostro Paese da vicino». Tiziano Ferro si è trasferito a Los Angeles, «a giugno saranno due anni», ed è uno dei protagonis­ti del Los Angeles, Italia - Film, Fashion and Art festival dove riceverà, nella serata inaugurale, l’excellence Award. «Ne vado orgoglioso. Per me è importante essere visto come un ambasciato­re. Ho dedicato una vita alla mediazione culturale attraverso la musica: ho cantato in molte lingue e ne ho studiate altrettant­e. È quasi una missione. Una cosa emozionant­e e terrorizza­nte al tempo stesso: basta una parola sbagliata per essere percepito in modo diverso».

Perché ha lasciato l’italia? Una fuga?

«È stato un trasferime­nto poco radicale, sono stato spesso in Italia fra impegni promoziona­li e tour. Non è stata una mossa per isolarmi o staccarmi. L’ho fatto perché sento il bisogno di alzare l’asticella delle esperienze di vita. Avrei voluto venire qui sin da ragazzino, il mio amore per la musica è nato con soul e hip hop. Ho aspettato una decina d’anni, prima ho girato tutta l’europa. Per venire qui devi essere risolto e avere un percorso personale solido. Fossi arrivato prima mi sarei perso».

Ha vissuto per 5 anni a Manchester. È così diverso?

«Manchester, dove ho ancora casa, è un paesino: in un anno la impari a memoria. Però gli inglesi sono caratteria­lmente distanti, proprio come ce li immaginiam­o».

E gli americani?

«Direi i california­ni, perché li conosco. Mi dicono che già a New York sia diverso. A un primo impatto sembrano falsamente aperti. Invece sono veramente ben disposti. Sarà una questione di clima solare, di attenzione alla salute fisica e a quella mentale, ma è più facile entrare in contatto con altre persone. Però cambia la prospettiv­a: non esistono un centro storico o dei punti di aggregazio­ne, quindi devi interagire con chi ti assomiglia. E allora ho fatto corsi di meditazion­e e recitazion­e, vado in piscina... Ho fatto più amicizie qui in questi mesi che in 5 anni a Manchester».

Il Tiziano americano?

«Mi sveglio alle 6 e medito. Ci ho messo un po’, all’inizio pensavo fosse ridicolo invece ho capito che ti cambia la giornata. Come dicono qui, bring the body, the mind will follow, cioè l’importante è fare una cosa, esserci fisicament­e, e poi anche la mente ti seguirà».

Il Tiziano italianiss­imo?

«Lo so che sembra scontato, ma non ho ancora trovato una pizza che mi piace. Se vogliamo essere più profondi, culturalme­nte mi sembra che manchi la capacità di capire quello che succede al di fuori di qui. Gli americani sono abituati ad avere tutto e non sentono la necessità di uscire e conoscere il mondo».

La sua musica cambierà?

«Ho capito la differenza fra il venire qui a registrare un disco e farlo nascere qui, partendo dall’embrione. I frutti si vedranno nel prossimo album.

Musica senza confini Continuo a vedere il nostro Paese da vicino. E sono orgoglioso di essere un mediatore culturale

Non è così fuori dal comune andare da Starbucks per un caffè e scoprire che la persona che ti sta di fianco ha lavorato a una produzione di Lana Del Rey. Lavorare nella musica e nel cinema qui è qualcosa di consueto. In Italia l’ambiente è più chiuso».

Siamo in zona Oscar. C’è Guadagnino in nomination, ma il cinema italiano non se la passa bene...

«Abbiamo insegnato agli americani a fare cinema e loro hanno alzato il livello della capacità di raccontare e sintetizza­re. E adesso l’hanno pure trasferita nelle serie tv».

E nella musica?

«Qui non arriva nulla che non sia cantato in inglese. Anche le star latine come Enrique Iglesias e Shakira fanno i dischi in inglese. Il successo di Luis Fonsi con Despacito è stato un caso».

Faccia la guida turistica...

«Venice Beach non è solo il lungomare, consiglio di andare a Abbott Kinney. Los Feliz è un quartiere molto cool. Io vivo nella Valley che non è solo gli Universal Studios. Per stare sul classico, Sunset Strip, anche se non è più quella degli anni 70 e 80, merita una visita. Per chi ama il cibo, qui si trova qualsiasi tipo di cucina. L’errore più frequente è fermarsi solo 4-5 giorni».

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Una città da esplorare Tiziano Ferro vive a Los Angeles dal giugno 2016. «L’errore più frequente di chi la visita è di fermarsi qui solo 4-5 giorni»

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