LA MIA SFIDA AMERICANA
TIZIANO FERRO E IL LEGAME CON LOS ANGELES «QUI DEVI ESSERE SOLIDO, IO MEDITO ALL’ALBA»
L’appuntamento L’artista si è trasferito da quasi due anni in California. Stasera viene premiato con l’excellence Award in apertura del L.A. – Italia Festival
«Non dirò mai “voi in Italia”. Non vedo l’italia da lontano solo perché vivo a Los Angeles, continuo a vedere il nostro Paese da vicino». Tiziano Ferro si è trasferito a Los Angeles, «a giugno saranno due anni», ed è uno dei protagonisti del Los Angeles, Italia - Film, Fashion and Art festival dove riceverà, nella serata inaugurale, l’excellence Award. «Ne vado orgoglioso. Per me è importante essere visto come un ambasciatore. Ho dedicato una vita alla mediazione culturale attraverso la musica: ho cantato in molte lingue e ne ho studiate altrettante. È quasi una missione. Una cosa emozionante e terrorizzante al tempo stesso: basta una parola sbagliata per essere percepito in modo diverso».
Perché ha lasciato l’italia? Una fuga?
«È stato un trasferimento poco radicale, sono stato spesso in Italia fra impegni promozionali e tour. Non è stata una mossa per isolarmi o staccarmi. L’ho fatto perché sento il bisogno di alzare l’asticella delle esperienze di vita. Avrei voluto venire qui sin da ragazzino, il mio amore per la musica è nato con soul e hip hop. Ho aspettato una decina d’anni, prima ho girato tutta l’europa. Per venire qui devi essere risolto e avere un percorso personale solido. Fossi arrivato prima mi sarei perso».
Ha vissuto per 5 anni a Manchester. È così diverso?
«Manchester, dove ho ancora casa, è un paesino: in un anno la impari a memoria. Però gli inglesi sono caratterialmente distanti, proprio come ce li immaginiamo».
E gli americani?
«Direi i californiani, perché li conosco. Mi dicono che già a New York sia diverso. A un primo impatto sembrano falsamente aperti. Invece sono veramente ben disposti. Sarà una questione di clima solare, di attenzione alla salute fisica e a quella mentale, ma è più facile entrare in contatto con altre persone. Però cambia la prospettiva: non esistono un centro storico o dei punti di aggregazione, quindi devi interagire con chi ti assomiglia. E allora ho fatto corsi di meditazione e recitazione, vado in piscina... Ho fatto più amicizie qui in questi mesi che in 5 anni a Manchester».
Il Tiziano americano?
«Mi sveglio alle 6 e medito. Ci ho messo un po’, all’inizio pensavo fosse ridicolo invece ho capito che ti cambia la giornata. Come dicono qui, bring the body, the mind will follow, cioè l’importante è fare una cosa, esserci fisicamente, e poi anche la mente ti seguirà».
Il Tiziano italianissimo?
«Lo so che sembra scontato, ma non ho ancora trovato una pizza che mi piace. Se vogliamo essere più profondi, culturalmente mi sembra che manchi la capacità di capire quello che succede al di fuori di qui. Gli americani sono abituati ad avere tutto e non sentono la necessità di uscire e conoscere il mondo».
La sua musica cambierà?
«Ho capito la differenza fra il venire qui a registrare un disco e farlo nascere qui, partendo dall’embrione. I frutti si vedranno nel prossimo album.
Musica senza confini Continuo a vedere il nostro Paese da vicino. E sono orgoglioso di essere un mediatore culturale
Non è così fuori dal comune andare da Starbucks per un caffè e scoprire che la persona che ti sta di fianco ha lavorato a una produzione di Lana Del Rey. Lavorare nella musica e nel cinema qui è qualcosa di consueto. In Italia l’ambiente è più chiuso».
Siamo in zona Oscar. C’è Guadagnino in nomination, ma il cinema italiano non se la passa bene...
«Abbiamo insegnato agli americani a fare cinema e loro hanno alzato il livello della capacità di raccontare e sintetizzare. E adesso l’hanno pure trasferita nelle serie tv».
E nella musica?
«Qui non arriva nulla che non sia cantato in inglese. Anche le star latine come Enrique Iglesias e Shakira fanno i dischi in inglese. Il successo di Luis Fonsi con Despacito è stato un caso».
Faccia la guida turistica...
«Venice Beach non è solo il lungomare, consiglio di andare a Abbott Kinney. Los Feliz è un quartiere molto cool. Io vivo nella Valley che non è solo gli Universal Studios. Per stare sul classico, Sunset Strip, anche se non è più quella degli anni 70 e 80, merita una visita. Per chi ama il cibo, qui si trova qualsiasi tipo di cucina. L’errore più frequente è fermarsi solo 4-5 giorni».