Corriere della Sera

Spada: «In quella troupe surreale c’è tutto il mio amore per il cinema»

Il regista di «Hotel Gagarin», girato in Armenia: «E dire che studiavo architettu­ra»

- Di Stefania Ulivi

«S e vuoi essere felice, comincia». Il copyright è di Lev Tolstoj ma la frase che nel suo lungometra­ggio di debutto, Hotel Gagarin, Simone Spada ha affidato al professor Nicola Speranza (Giuseppe Battiston) sintetizza bene la sua filosofia di vita. E l’idea di presentarl­o in anteprima mondiale proprio a Los Angeles, in apertura dell’edizione numero 13 del L.a.-italia Film Fashion and Art Fest 2018 gli appare come la quadratura di un cerchio. Classe 1973, torinese di nascita ma cresciuto a Trastevere, Spada ha una carriera ventennale come aiuto regista.

Una lunga gavetta cominciata proprio grazie a un viaggio a Los Angeles, racconta il regista al Corriere. «Lì è iniziato tutto: studiavo architettu­ra ma il mio primo amore, fin da piccolo, era il cinema. Sono andato a trovare un amico che già lavorava a Hollywood e ho capito che dovevo provarci». Primo passo: mettere piede su un set. Da allora ne ha frequentat­i almeno una quarantina, tra fiction (dal Maresciall­o Rocca a Tutti pazzi per amore) e cinema (da Signorina Effe di Wilma Labate a Cado dalle nubi e Che bella giornata con Checco Zalone, da Noi e la Giulia di Edoardo Leo a I nostri ragazzi di Ivano De Matteo, da Lo chiamavano Sul set

Da sinistra, Caterina Shulha, Claudio Amendola, Barbora Bobulova, Giuseppe Battiston, il regista Simone Spada, Luca Argentero e Silvia D’amico Jeeg Robot di Gabriele Mainetti a Non essere cattivo di Claudio Caligari). Abbastanza per raccoglier­e esperienze e emozioni che ha tradotto in questo film, scritto con Lorenzo Rossi Espagnet.

Una dichiarazi­one d’amore per il cinema. E i suoi protagonis­ti. Soprattutt­o quelli che stanno dietro le quinte. «I set sono un mondo a parte, per alcune settimane vivi a contatto stretto con persone spesso molto diverse da te». A tenerli insieme è il lavoro collettivo per dare vita a qualcosa che, agli occhi di Spada, mantiene la magia dei filmini che realizzava da bambino con i suoi compagni di scuola, protagonis­ti pupazzetti Lego e soldatini. «Realizzare un film è sempre un’impresa, indipenden­temente dal budget. A dieci anni mi ero inventato anche una compagnia di produzione, la Tindaro Film».

Lo stesso nome della compagnia che in Hotel Gagarin Franco Paradiso (Tommaso Ragno), faccendier­e senza scrupoli e con molti debiti, spedisce in Armenia a girare un film con finanziame­nti europei. Destinati, non è difficile prevederlo, a scomparire. «Sono un gruppo di cinque sgangherat­i, precari dell’animo». Ovvero Battiston, il professore appassiona­to di letteratur­a e cinema russi, autore della sceneggiat­ura; Valeria (Barbora Bobulova) novella direttrice di produzione; Sergio (Luca Argentero), fotografo di matrimoni promosso operatore; Elio (Claudio Amendola), tuttofare chiamato a fare le veci di un’intera troupe tecnica; e la protagonis­ta Patrizia (Silvia D’amico), presa, letteralme­nte, dalla strada. Si troveranno catapultat­i in un hotel isolato, il Gagarin, appunto. E nulla sarà come prima.

«È una commedia un po’ sui generis, poetica e malinconic­a con al centro un gruppo di sconfitti uniti dalla possibilit­à di credere ai sogni, di inseguire la felicità». Fino alle nevi dell’armenia. «Paese che conoscevo solo grazie alle foto di un viaggio di mia madre e che ho scoperto accoglient­e e pieno di fascino con paesaggi vagamente lunari e abitanti non troppo lontani dalla nostra sensibilit­à italiana. Devo dire grazie al mio produttore Marco Belardi che ha creduto fin dall’inizio a questo progetto un po’ folle». Caldeggiat­o anche da Philippe Leroy che appare in un cameo.

In attesa di conoscere la data di uscita del film nelle nostre sale, Spada accompagna­to da Valentina Shulha (che nel film è Kira, factotum dell’improbabil­e troupe) si gode la felicità dell’anteprima al Chinese Theatre di Hollywood. «Al di là di ogni aspettativ­a», ammette. «Credo nel cinema errante, senza confini di genere o nazionalit­à. Il mio film è pieno di omaggi: Salvatores, Scorsese, solo per fare due nomi». E, tra i ringraziam­enti, spicca il nome dell’indimentic­ato Claudio Caligari. «Non essere cattivo è stata un’esperienza umana unica. Claudio era un militante del cinema. Ci ha insegnato tantissimo». Il profilo

Al suo film d’esordio Alle spalle una carriera ventennale da «aiuto»: «Ora una commedia poetica e malinconic­a»

in Armenia. Spada, classe 1973, è stato aiuto di registi come Wilma Labate, Edoardo Leo, Gabriele Mainetti, Claudio Amendola, Gennaro Nunziante.

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 ??  ?? ● «Hotel Gagarin», esordio di Simone Spada, prodotto da Lotus e Raicinema, racconta di una troupe di spiantati che va a girare un film
● «Hotel Gagarin», esordio di Simone Spada, prodotto da Lotus e Raicinema, racconta di una troupe di spiantati che va a girare un film

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