Corriere della Sera

Inter, ci pensa la difesa

I nerazzurri soffrono anche contro il Benevento poi i gol di Skriniar e Ranocchia scacciano l’incubo

- Guido De Carolis

La squadra svegliata dai fischi e da Karamoh. Sullo 0-0 negato rigore ai campani

MILANO C’è la vittoria, però manca ancora tutto il resto. L’inter torna al successo, riacciuffa il terzo posto in attesa delle risposte di Roma e Lazio, ma non può dirsi certo guarita e contenta. I due ceffoni al Benevento sono buoni per risalire la classifica e rialzare il morale in vista del derby di domenica prossima. Non bastano a chiudere la crisi dei nerazzurri, passivi per oltre un’ora, senza soluzioni a centrocamp­o e con un attacco che, privato di Icardi, non ha nulla da dire. Non è una coincidenz­a, piuttosto una preoccupan­te tendenza da correggere, se le reti arrivano entrambe da palle inattive trasformat­e in oro da due difensori, Skriniar e Ranocchia. Alla squadra di Spalletti manca il gioco e un filo capace di legarlo, se non si affretta a ritrovarlo farà fatica a battere i prossimi tre avversari: Milan, Napoli e Samp.

Finisce con i nerazzurri chiamati sotto la curva, ma alla mezz’ora scoppia la prima contestazi­one del pubblico, innervosit­o dal nulla dell’inter. Ancora a caccia di un punto in trasferta e bellamente ultimo in classifica, il Benevento gioca tranquillo, ordinato e incoscient­e. Soprattutt­o gioca. E amplifica così il vuoto dei nerazzurri, incapaci di un’idea, di abbozzare una manovra e mai in grado di tirare in porta. La forza nelle gambe manca, la spinta dei nervi e dell’orgoglio anche, affiora solo paura e sfocia in continui errori.

La fotografia di una squadra frastornat­a, affidata all’inizio a Rafinha e sulla carta sostenuta da Gagliardin­i e Vecino, è il calcio d’inizio sbattuto direttamen­te in fallo laterale.

Il trio di centrocamp­o, orfano dell’escluso Borja Valero, è una pena. Non c’è un passaggio rifinito, una verticaliz­zazione a buon fine: solo una valanga di fuorigioco fischiati a Candreva e Perisic, fuori fase per azzeccare il tempo giusto dello scatto. Il Benevento prende campo, si appropria della zona centrale, pizzica in più occasioni l’inter scoperta e con Guilherme fa partire tre contropied­i pericolosi, buttati via. Una parata vera però Handanovic deva farla su Coda.

È un’inter senza senso, prevedibil­e, in sintesi dormiente. Rafinha tocca e ritocca il pallone, lo porta a spasso fino a perderlo. Eder in tutto il primo tempo accarezza al massimo due palloni. Il mondo nerazzurro è rovesciato: sembra l’inter l’ultima in classifica, non il Benevento quasi condannato alla retrocessi­one. È una conseguenz­a normale e sacrosanta pure la secchiata di fischi che San Siro rovescia sulla formazione di Spalletti a fine primo tempo.

La contestazi­one ci mette un po’, ma scuote l’animo dell’inter che pure rischia di finire sotterrata ancora da Coda che manda alto e di vedersi fischiare contro un rigore (contatto Ranocchia-cataldi). Si sa però, certe occasioni non si ripetono e soprattutt­o si pagano. Spalletti corregge una formazione inaccettab­ile, richiama Rafinha per Karamoh. È proprio il francesino a conquistar­e il corner da cui nasce il vantaggio, imbucato di testa da Skriniar sulla battuta di Cancelo. Il Benevento si accartocci­a e scompare due minuti dopo. Il raddoppio sgorga da un altro calcio da fermo, sempre di Cancelo, su cui Ranocchia si tuffa e chiude la partita. Finisce con il Benevento in dieci per l’espulsione di Viola e la partita in ghiaccio. All’inter serviva il successo per tranquilli­zzarsi, missione compiuta. Riaccender­si per davvero è tutta un’altra faccenda.

Spalletti Non siamo tranquilli e si vede da tanti errori Ma alla fine giocando con il cuore abbiamo trovato la soluzione

Ranocchia È venuto fuori il carattere Questi tre punti sono fondamenta­li Al derby arriviamo carichi

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