«Mi fa paura quel cantiere a Linate»
Ieri sono sbarcato a Linate dove si stanno facendo lavori di ristrutturazione molto importanti. La cosa di per sé era necessaria, non lo metto in dubbio. Ciò che ritengo anomalo è il fatto che non vi sia separazione alcuna tra il cantiere e i passeggeri. Arrivato nella hall dove si riconsegnano i bagagli, ho visto che il controsoffitto è stato rimosso: impianti, cavi elettrici, tubi e luci «penzolano» sulla testa dei passeggeri. Gli operai circolavano con parti più o meno pesanti tra la gente. Uno di loro era sdraiato sulle sedie di fianco ai nastri, intento a maneggiare il proprio smartphone come se fosse sul letto di casa. Ma lasciamo perdere quest’aspetto che, semmai, è un problema di decoro e professionalità e torniamo alla questione sicurezza. Si parla tanto di tutela dell’incolumità nei cantieri e negli aeroporti, ma le criticità che ho potuto rilevare ieri sono, a mio parere, da non sottovalutare. Mi chiedo inoltre quali verifiche siano state fatte sull’identità degli operai. Dico questo non perché le maestranze siano di origine araba, ma perché lavorano in zone dove si presuppone che l’identità di chiunque sia controllata e dove il livello di sicurezza deve essere alto. Non sono un esperto ma la confusione, l’accesso di esterni e l’esecuzione di lavori che presuppongono l’esposizione di vani e cavità rendono, ad esempio, il posizionamento di un ordigno piuttosto agevole.