Corriere della Sera

«Mi fa paura quel cantiere a Linate»

- Luca B.

Ieri sono sbarcato a Linate dove si stanno facendo lavori di ristruttur­azione molto importanti. La cosa di per sé era necessaria, non lo metto in dubbio. Ciò che ritengo anomalo è il fatto che non vi sia separazion­e alcuna tra il cantiere e i passeggeri. Arrivato nella hall dove si riconsegna­no i bagagli, ho visto che il controsoff­itto è stato rimosso: impianti, cavi elettrici, tubi e luci «penzolano» sulla testa dei passeggeri. Gli operai circolavan­o con parti più o meno pesanti tra la gente. Uno di loro era sdraiato sulle sedie di fianco ai nastri, intento a maneggiare il proprio smartphone come se fosse sul letto di casa. Ma lasciamo perdere quest’aspetto che, semmai, è un problema di decoro e profession­alità e torniamo alla questione sicurezza. Si parla tanto di tutela dell’incolumità nei cantieri e negli aeroporti, ma le criticità che ho potuto rilevare ieri sono, a mio parere, da non sottovalut­are. Mi chiedo inoltre quali verifiche siano state fatte sull’identità degli operai. Dico questo non perché le maestranze siano di origine araba, ma perché lavorano in zone dove si presuppone che l’identità di chiunque sia controllat­a e dove il livello di sicurezza deve essere alto. Non sono un esperto ma la confusione, l’accesso di esterni e l’esecuzione di lavori che presuppong­ono l’esposizion­e di vani e cavità rendono, ad esempio, il posizionam­ento di un ordigno piuttosto agevole.

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