Corriere della Sera

Fuga dai Saloni, e a Ginevra si cambia formula

Partnershi­p con Ifa, la fiera di Berlino (il Ces europeo): «È un matrimonio tecnologic­o»

- Savina Confaloni

L’avvocato ginevrino Maurice Turrettini è presidente del Salone di Ginevra (dall’8 al 18 marzo l’88ª edizione). Nonostante la rassicuran­te neutralità svizzera (al Palexpo non ci sono costruttor­i «padroni di casa») e la stagione favorevole abbiano sempre regalato ottimi risultati — circa 750 mila visitatori lo scorso anno —, oggi si prepara ad affrontare lo spettro di una crisi, che rischia di investire anche il suo motor show, con l’annuncio di un «matrimonio» in Germania...

L’ultimo salone europeo, a Francofort­e, ha dovuto fare i conti con le defezioni di tante case e il calo dei visitatori. A Ginevra quest’anno mancherann­o cinque marchi (Opel, Ds, Cadillac, Infiniti e Chevrolet). Paura?

«No. Oggi è più difficile per i saloni. Tanti brand decidono di non partecipar­e: alcuni per ragioni economiche, altri perché non hanno novità, altri ancora esplorano manifestaz­ioni di altro tipo, dagli eventi sportivi alle fiere legate alle tecnologia. Ma noi stiamo reagendo».

In che modo?

«Seguendo l’evoluzione del settore. Adattandoc­i ai tempi. È la nostra forza, è il segreto della nostra longevità».

Per esempio?

«Abbiamo stretto un’alleanza con la IFA, la grande fiera dell’elettronic­a di consumo di Berlino. Quello che per gli Stati Uniti è il Ces di Las Vegas. Con questo progetto — che abbiamo battezzato Shift Automotive — Ginevra e Berlino diventano il punto di riferiment­o europeo per presentare il futuro della mobilità».

Una nuova identità per il Salone di Ginevra.

«Rinnovarsi è indispensa­bile. Dobbiamo avere inventiva per attrarre nuovi espositori e nuovi visitatori. La direzione è corretta. Con il matrimonio Salone-ifa mettiamo insieme le migliori aziende dell’industria automobili­stica e le migliori compagnie nel settore delle nuove tecnologie e della digitalizz­azione. L’idea è di organizzar­e due volte l’anno, a settembre a Berlino e a marzo a Ginevra, un’area specifica dedicata a tutti i progressi in queste aree, che sono sempre più sovrappost­e. Non abbiamo altra scelta che mettere in comune ciò che il progresso sta avvicinand­o. L’evoluzione è rapida. La guida autonoma e la digitalizz­azione sono già il presente».

I vostri numeri non fanno pensare alla crisi: 900 modelli in mostra, 89 prime mondiali, 21 europee...

«Sì, ci saranno tante novità. Dalla Bmw X4 alle Mercedes Classe G e Classe A, dal piccolo crossover Ford Ka+ Active all’elettrica Nissan Leaf, dalla Ferrari 488 Pista all’aston Martin DB11 Volante».

Dalle utilitarie alle elettriche, alle auto da sogno.

«Come sempre. Per citare altre dream car: la danese Zenvo, la Aston Martin Vanquish, la David Brown Automotive Speedback Silverston­e Edition, la Mclaren Senna...».

Si dice che i giovani siano sempre più indifferen­ti alle auto: le risulta?

«No. Da noi i giovani aumentano. Anzi: prende sempre più consistenz­a il pubblico dei ragazzi senza patente, attratti dalle nuove tecnologie applicate alla mobilità. È un modo diverso di guardare l’auto rispetto ai loro padri, ma l’interesse c’è ed è forte».

E per questi ragazzi ci sono i simulatori...

«Sono per tutti. Si trovano all’interno delle mostre sul racing e sulle auto da corsa nell’area TAG Heuer del Padiglione 3. Simulatori di ultima generazion­e, a disposizio­ne di tutto il pubblico».

Arrivano tanti italiani?

«Sì, e aumentano. Tre anni fa erano il 3%, nel 2016 il 6, l’anno scorso il 9, che significa circa 65mila biglietti».

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L’alfa Romeo Stelvio Quadrifogl­io a Ginevra l’anno scorso: una delle novità più importanti dell‘edizione 2017

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