Tutti in coda a Tiburtina «Due ore per un biglietto e nessuna indicazione»
I passeggeri esasperati: soltanto due funzionari in servizio
ROMA «Non c’è un vero piazzale e basta un nulla per bloccare le corsie — dice, all’esterno, un volontario che si sforza di contenere le code ai taxi — sarebbe questo il biglietto da visita della capitale?».
Eppure anche oggi, da qui, dalla stazione Tiburtina anziché da Termini, partiranno e arriveranno i treni dell’alta velocità. Promossa dall’emergenza Burian a ospitare i flussi di questi giorni, ma inospitale per l’assenza di riscaldamento e complicata per i limiti alla viabilità, la stazione romana sarà ancora per ventiquattr’ore al centro dei collegamenti ferroviari nazionali. Alle 12.30 la temperatura interna registra un grado. Impraticabile lo shopping, la galleria resta deserta, mentre i viaggiatori s’inzeppano di muffin alla caffetteria o scendono nelle profondità della metropolitana in cerca di calore.
Le Ferrovie, intanto, non hanno ancora risolto i problemi del giorno prima. Il tabellone luminoso continua a declinare ritardi monstre — centosettanta minuti un treno da Perugia, centocinque un Frecciarossa per Milano, cento uno per Napoli — tollerati da passeggeri rassegnati di fronte alla «Caporetto» di lunedì.
Dentro, alle biglietterie di Italo, strapiene di viaggiatori, le code per i rimborsi o il cambio del biglietto superano le due ore. Dopo il danno, la beffa: «Il mio treno per Bolzano è stato cancellato. Ma perché costringermi ad altre ore di coda?» chiede Sabrina Artiali, una passeggera.
Viste le difficoltà di lunedì, molti speravano che un piccolo esercito fosse chiamato a fronteggiare le richieste di rimborso. Invece no: Italo schiera giusto un paio di intabarrati funzionari per le indicazioni ai viaggiatori. «Ci avete cancellato metà dei treni e vi presentate con due persone?» grida mentre la coda è al massimo un uomo con le valigie ai piedi.
Davide Cormaci, imprenditore di birra locale, fa su e giù fra Italia e Gran Bretagna. Lunedì mattina aveva un treno per Verona: scomparso dai tabelloni. Sarebbe dovuto partire in coda agli altri ma tanto ritardo lo ha fatto saltare. Cormaci ha annullato i suoi impegni e il giorno dopo è corso a Tiburtina per il rimborso. Due ore e un quarto di fila, denuncia. Poi fa qualche confronto: «Tempo fa il treno fra Brighton e Londra sul quale viaggiavo ha accumulato trenta minuti di ritardo. Mi è arrivato un messaggino delle ferrovie inglesi: ci spedisca la foto del suo biglietto e le faremo un bonifico. Così è stato. Capito ora la differenza?».
Il gigantesco mall, sormontato da vetrate con la tangenziale a vista, dovrebbe far le veci di Termini ma mancano anche le colonnine per la ricarica dei cellulari, benché tutti contino sul biglietto online («Le stiamo sostituendo» dicono da Grandi Stazioni). Federico Colombo, responsabile commerciale di un’impresa che lavora per la sanità, avrebbe dovuto raggiungere Milano in mattinata ma il suo treno è stato cancellato e l’unico Frecciarossa con qualche posto libero è quello delle 18.20. Anche lui per cambiare il biglietto dovrà aspettare oltre un’ora e trenta.
Rubén Morales di Malaga doveva partire per Firenze alle 9.15 invece il suo treno è stato cancellato: ora può contare solo su quello delle 16.55. Per saperlo ha dovuto fare quasi due ore di coda alla biglietteria Italo: «È l’italia» chiosa. Il figlio di Agnese Mastrocicco, pensionata, doveva essere a Firenze per lavoro lunedì sera. L’unica possibilità rimasta è alle 16.55 di martedì. Ma per cambiare il biglietto? «Il numero verde costa sessanta centesimi al minuto — dice —. Ci guadagnano solo le compagnie telefoniche. E nessuno che spenda una parola su questo. Vergogna».
Lo sfogo Ruben, spagnolo, può partire per Firenze 31 ore dopo il previsto: «Questa è l’italia»