PENSIONATI
A Chiavari, collegio con più anziani «I loro bisogni scordati dai politici»
La Liguria è CHIAVARI (GENOVA) l’unità di misura della terza età. Dei suoi problemi, della sua invisibilità in qualunque dibattito pubblico. Nella piazza Garibaldi di Rapallo c’è un gruppo di cinque anziani fisso da ore davanti a un monitor grigio scuro di due metri per tre circondato da transenne. La scritta sotto all’installazione la definisce «pannello segnaletico provvisorio», termine burocratico per indicare uno schermo che trasmette in diretta i lavori in corso dei cantieri più importanti aperti in città. Sono le sei di sera, tira un vento gelido, lo schermo è spento. I cinque amici non si muovono. «Aspettiamo ancora mezz’ora, poi andiamo a casa».
L’italia è il Paese più vecchio d’europa e il secondo più vecchio del mondo dopo il Giappone, come rivelano i dati dell’organizzazione mondiale per la Sanità. Il collegio uninominale Liguria-03 è il più vecchio d’italia con una media di elettori sopra i 65 anni di età del 28,8 per cento, superiore di otto punti esatti alla già esorbitante media nazionale. È formato dal territorio di 83 Comuni da Genova a La Spezia, compreso Gorreto, il paesino dell’entroterra affacciato sulla statale 45 dove l’età media dei 94 residenti è di 65,4 anni, un caso di scuola, come il resto della Liguria, che richiama studiosi da tutto il mondo, desiderosi di capire come si vive con un tasso di natalità così basso, e in qualche modo prevedere così quale sarà il futuro del vecchio continente.
«Ma queste domande non sono previste in campagna elettorale, e comunque non prevedono una risposta». Luca Borzani, sociologo, storico, ex presidente della Fondazione Palazzo Ducale di Genova, ha pubblicato di recente per Einaudi un libro dal titolo piuttosto esplicito, Invecchiano solo gli altri?. Pare di sì. Almeno a giudicare dal vuoto pneumatico che circonda un tema cruciale per l’italia come quello del nostro depopolamento. Lo scorso maggio Borzani aveva lanciato un manifesto, «Per una nuova cultura dell’invecchiamento», che voleva essere un sasso nello stagno. Le acque sono rimaste ferme. «Questa è una regione di anziani ma non per anziani. La tragedia è che non è neppure una regione per giovani, visto che ogni anno se ne vanno 1.700 ragazzi, il triplo dei migranti che arrivano. Eppure in questi giorni da una parte e dall’altra si parla solo di loro, di immigrazione».
Nel 1984 il cardinale principe Giuseppe Siri tuonò dal pulpito della cattedrale di San Lorenzo contro il consumismo dei genovesi che spendevano per difendersi dall’avanzare dell’età senza procreare. «Meglio pochi ma buoni» gli rispose gonfiando il petto l’allora sindaco Giuseppe Cerofolini, ex ferroviere, socialista, fama consolidata di mangiapreti. Ci sono due modi per affrontare un problema drammatico, non solo per la Liguria. Il primo più diffuso è la via folcloristica alla terza età, l’elenco dei centenari, circolo ristretto che ha il maggior numero di affiliati a Chiavari, con nove ultracentenari e la maggior concentrazione pro capite italiana di case di riposo e accoglienza, sia pubbliche che private. Il secondo consiste nel mettere insieme dati da ecatombe demografica, come quelli di tre quartieri genovesi, Foce, Staglieno e Crevari, dove l’indice di denatalità è del 300%, per ogni ragazzo sotto i 14 anni ci sono trecento anziani sopra i 65 anni di età. Il prossimo 4 marzo in tutta Genova, oltre mezzo milione di abitanti, e in tutti gli 83 Comuni del collegio Liguria 03, ci saranno appena 3.200 nuovi elettori.
La Liguria potrebbe almeno diventare un modello della cosidetta silver economy, ma preferisce la rimozione. «Se non accetti il tuo destino» sostiene Borzani «non si parte neppure a ragionare sull’economia collegata agli anziani come opportunità. Il cohousing, le attività sportive, l’assistenza lieve a casa. Sono tutti argomenti dei quali non parla nessuno. E così anche queste elezioni diventano un’altra occasione persa». Celestino Moruzzi, presidente della Prociv di Chiavari, l’associazione che coordina tutta la pubblica assistenza agli anziani nel Golfo del Tigullio, non si stupisce affatto di questo silenzio. «Anche a questo giro i politici preferiscono occuparsi di malcontento e delusione, senza rendersi conto che almeno qui si tratta di un riflesso condizionato da parte di una comunità fragile e spaventata per via dell’età. Si va avanti per frasi fatte, dicendo poco e ripetendo sempre le stesse cose».
Le cronache locali della campagna elettorale confermano questa tendenza. L’argomento più forte di queste settimane è la replica a distanza nel collegio proporzionale del duello tra la democratica Raffaella Paita e il fuoriuscito del Pd Luca Pastorino, che alle Regionali del 2015 fu l’anticipazione dello strappo a sinistra. Anche questo un reperto d’epoca. La Liguria ha il più basso numero italiano di start up iscritte alle camere di commercio. Solo a Genova ci sono 2.500 anziani ricoverati negli hospice pubblici, con una lista d’attesa che supera quota tremila. L’unica iniziativa percepita è quella del mediatico sindaco di Rapallo Carlo Bagnasco, il megaschermo nel centro storico collegato a quattro diverse telecamere che forniranno immagini del cantiere per il depuratore e di quello per la messa in sicurezza del torrente San Francesco. Più cantieri da vedere, per tutti gli anziani. E nient’altro.
La sfida a sinistra
Nel proporzionale sfida tra la Paita e Pastorino che alle Regionali 2015 anticipò la lite a sinistra