Rigore e freddezza
Pjanic gol dal dischetto, Atalanta eliminata Ma i nerazzurri contestano l’arbitraggio
TORINO La Juventus comincia il ciclo di ferro (6 partite in 20 giorni) mettendo in cantiere la quarta finale consecutiva di Coppa Italia, la diciottesima della sua storia, anche la sesta su sette competizioni di Massimiliano Allegri nella sua avventura torinese. I numeri sono la forza dei bianconeri e del loro allenatore. L’1-0 all’atalanta, a capo di una partita grigia e fredda come la temperatura sotto lo zero nel frigorifero dello Stadium, premia la concretezza e la solidità della regina. In attesa di Lazio e Tottenham, snodi fondamentali per campionato e Champions, la Juve taglia il primo traguardo senza incantare. Ma in certi momenti il risultato è quasi tutto. Da qui in avanti però serviranno ritmo e intensità diversi e anche una maggiore vocazione offensiva.
Le assenze condizionano più del freddo: difficile rinunlo ciare ai gol di Higuain e all’ultimo Bernardeschi, alla forza di Cuadrado sulla fascia e al genio di Dybala, che entra solo nel finale quando i giochi sono fatti.
La Juve, davanti ai quasi 40 mila eroici spettatori che rischiano il congelamento, replica l’1-0 dell’andata. A Bergamo ci aveva pensato il Pipita Higuain, stavolta risolve un discusso rigore di Pjanic, che cancella i patemi a un quarto d’ora dalla fine. Gasperini se la prende un po’: «È inesistente», dice. L’arbitro Fabbri vede una spinta di Mancini a Matuidi, ma forse è il bianconero il primo a commettere fallo. La Var tace, Pjanic segna. La partita non cambia più. Probabilmente non sarebbe cambiata stesso. La Dea il meglio lo aveva dato. Parte forte, combattiva e tenace, lesta a pressare il portatore di palla bianconero, determinata a sfruttare le fasce, solida in mezzo al campo con Cristante falso trequartista spedito sulle tracce di Matuidi e De Roon fisso in marcatura su Pjanic. La banda Gasperini gioca un primo tempo autorevole anche se, paradossalmente, l’occasione migliore ce l’ha nel secondo, quando Gomez sfrutta l’unica disattenzione della difesa di Allegri e l’uscita sbagliata di Buffon. Il tiro a rientrare del capitano argentino, da oltre trenta metri, carambola in maniera beffarda sul palo e rimane in campo. Anche la Juve, prima del rigore di Pjanic, prende un legno, esattamente tre minuti dopo quello bergamasco. Il tiro di Douglas scheggia la traversa.
Il brasiliano è l’emblema della Signora: scollegato nel primo tempo, incisivo nella ripresa. Gli allegriani all’inizio soffrono il dinamismo dell’atalanta, abbassano le linee e compattano i reparti per tenere botta in attesa di momenti migliori, un po’ come era successo a Firenze in campionato. Chiellini rimedia subito un’ammonizione pesante che lo costringerà a saltare la finale del 9 maggio, Mandzukic si sbatte ma da centravanti spreca l’unica occasione prima dell’intervallo, anche l’unico tiro nello specchio di Berisha. Nella ripresa i bianconeri si scrollano di dosso la ruggine e mettono al sicuro la quarta finale di fila. Un record, come Roma e Inter tra il 2005 e il 2008.