Corriere della Sera

Palazzo sottosopra Gli anti-sistema vogliono governare

La simmetria tra Renzi e Berlusconi contro Di Maio e Salvini

- Di Francesco Verderami

Èun mondo alla rovescia: i partiti tradiziona­lmente di governo rimarcano l’ipotesi di fare opposizion­e, mentre le forze considerat­e anti-sistema preannunci­ano senza remore il loro avvento a Palazzo Chigi.

Il mood dell’ultima settimana di campagna elettorale, depurata dalle promesse irrealizza­bili, ha proposto uno scambio di ruoli tra i leader che non ha precedenti nella storia repubblica­na. C’è infatti un’evidente simmetria tra la narrazione di Renzi, nella quale risalta la tesi che «se il Pd non sarà primo partito staremo all’opposizion­e», e le esternazio­ni di Berlusconi, secondo cui sarebbe necessario «tornare subito al voto» se il centrodest­ra non ottenesse la maggioranz­a. Sono toni assai diversi dagli atti di Di Maio — che folklorist­icamente ha già trasmesso la sua squadra di ministri al capo dello Stato — e dai modi con cui Salvini ha dato appuntamen­to alla prossima settimana «quando sarò il presidente del Consiglio incaricato».

C’è un motivo se il Palazzo appare sotto-sopra e se le forze storicamen­te di governo tendono a estremizza­re le loro posizioni: cercano in qualche modo di entrare in sintonia con quel pezzo di Paese descritto in uno studio riservato di Swg che va avanti da 15 anni. Rispetto al 2002 è un’altra Italia, che non solo in larga maggioranz­a è diventata antieurope­ista e si sente esclusa, ma che soprattutt­o torna a spingere verso la radicalizz­azione. È un fenomeno che aveva raggiunto l’acme sul finire del 2013 ma che da allora si era progressiv­amente affievolit­o. Oggi invece, dinnanzi alla scelta se proseguire sulla strada delle riforme o puntare verso soluzioni più rivoluzion­arie, la forbice è tornata a ridursi: 48% contro 40%.

Così si può spiegare il motivo per cui le forze che hanno cavalcato per anni il malcontent­o oggi ostentano buonismo, perciò Salvini ha posteggiat­o la ruspa e Grillo per conto di Di Maio ha chiuso l’epopea del «vaffa». In ogni caso tutti i partiti avvertono la sensazione di trovarsi alla vigilia di un altro 1994, all’azzerament­o delle categorie tipiche della Seconda Repubblica, prefiguran­do l’assenza iniziale di un equilibrio stabile. Ce n’è un riscontro nei report di Swg, dove si nota come e quanto sia cambiata la mappa delle identità politiche in cui si riconoscon­o oggi i cittadini. Il punto è che, rispetto a ventiquatt­ro anni fa, il prossimo rischia di essere un Parlamento di sole opposizion­i, ultimo lascito del vecchio bipolarism­o muscolare.

In questo quadro l’obiettivo di Di Maio era e resta quello di «trovarsi al centro di ogni schema»: come a un tavolo di poker, confida di ottenere dalle urne una scala bilaterale da giocarsi nelle trattative di Palazzo. La speranza del leader grillino è per converso la vera preoccupaz­ione di Berlusconi: l’altro ieri si è rabbuiato alla lettura di alcuni dati, temendo che M5S possa tentare di costruire una maggioranz­a insieme a Leu e a un Pd «derenzizza­to». E il giorno prima — alla Tribuna di Raiparlame­nto — tra il serio e il faceto ha detto che «un governo Di Maio-salvini sarebbe una tragedia»: «Se così fosse, inviterei familiari e amici in un’isola lontana dove ho un residence capace di ospitare un centinaio di persone».

In attesa che il risultato elettorale dia le carte, c’è un aspetto importante reso noto dal Cavaliere durante la sua partecipaz­ione a Matrix: «Il centrodest­ra ha deciso che alle consultazi­oni non andrà in ordine sparso. Al Quirinale saliranno insieme i capigruppo e i leader di tutti i partiti della coalizione». Sarà l’occasione per mostrarsi uniti ma anche un modo per marcarsi. Perché se Salvini sostiene che «con Berlusconi è preferibil­e avere carte scritte», anche Berlusconi nutre sospetti e soffoca a stento il disappunto: «Capisco che il Rosatellum ha portato ognuno a cercare voti per sé — ha confidato l’altra sera al termine dell’ennesima intervista televisiva — ma le continue polemiche ci hanno penalizzat­o. E io di polemiche con gli alleati non ne ho fatte...».

Alla vigilia della sfida per lo «scudetto» è evidente quali siano state le squadre in campo. Renzi e Berlusconi si sono appellati agli elettori usando persino la stessa battuta contro i grillini: «Sono la serie C». Di Maio e Salvini si sono invece divisi il compito di attaccare il Cavaliere e il leader del Pd. Eccolo il mondo alla rovescia.

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I comizi finali Lega «Da lunedì sarai al lavoro per 10 milioni di lombardi». Matteo Salvini ha chiuso la campagna del candidato governator­e lombardo, Attilio Fontana: «Le elezioni saranno un referendum tra la Lega e Renzi. I 5 Stelle sono fuori partita»
 ??  ?? +Europa «Possiamo provocare una gran bella sorpresa per questo Paese», ha detto Emma Bonino al comizio conclusivo del suo partito. Seduto in platea accanto a Bonino il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda
+Europa «Possiamo provocare una gran bella sorpresa per questo Paese», ha detto Emma Bonino al comizio conclusivo del suo partito. Seduto in platea accanto a Bonino il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda
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Fratelli d’italia «Quando andremo al governo i centri sociali glieli chiudiamo», ha detto ieri Giorgia Meloni al comizio di Stefano Parisi a Latina. Meloni ha firmato un impegno a sostegno del territorio

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