È morto Ripa di Meana due mesi dopo Marina
Dalla Biennale del Dissenso nel ‘77 all’appoggio al Psi di Craxi. Poi guidò i Verdi e Italia Nostra
Chi era
● Carlo Ripa di Meana nasce a Pietrasanta il 15 agosto 1929. Dal ‘53 al ‘56 dirige a Praga, per conto del Pci, la rivista dell’unione Internazionale degli Studenti, World Student News
● Dal 1957 al 1960 fa il libraio alla Feltrinelli di Pisa, e d’estate a Forte dei Marmi. Poi è chiamato da Giangiacomo Feltrinelli per l’apertura della sua prima libreria a Milano
● Dal 1974 al 1979 Ripa di Meana è presidente della Biennale di Venezia, riformata dopo la contestazione studentesca. Dal 1979 al 1984 diventa deputato socialista al Parlamento europeo, mentre dal 1985 al 1992 è Commissario europeo alla cultura e all’ambiente
● Nel biennio 1992-93 è ministro dell’ambiente nel primo governo Amato. Dal 1993 al ‘96 è portavoce nazionale dei Verdi, per i quali è eletto di nuovo deputato al Parlamento Europeo fino al giugno 1999. Dal 2005 al 2007 è presidente di Italia Nostra
Il capitolo che descrive meglio il Carlo Ripa di Meana politico e uomo pubblico, sottraendolo alla semplificazione di chi si sofferma solo sulla sua clamorosa vita sentimentale, è la Biennale di Venezia del Dissenso del 1977. Ripa di Meana è ai tempi intellettuale di punta del Psi di Bettino Craxi. Ha alle spalle però una storia nel Pci: dal 1953 al 1956 dirige a Praga la Rivista Internazionale degli Studenti. Poi, dal 1958, è accanto ad Antonio Giolitti uscito da Botteghe D ue mesi fa, mentre in salotto era allestita la camera ardente della moglie Marina, Carlo Ripa di Meana se n’era stato rintanato nella sua stanza. Era malato e da tempo faceva vita ritirata. Nessuno può dire quali ricordi gli scorressero nei pensieri. Con Marina Punturieri, già Lante della Rovere, aveva diviso quarant’anni. Si erano conosciuti nel 1976, a Venezia, dove lui allestiva la Biennale del Dissenso del ‘77. Lei, con i suoi amori scandalosi e le copertine su Playmen, era una delle donne più desiderate d’italia, ma anche lui non scherzava: «In laguna stava in una casa col patio e le donne gli entravano dalla finestra e gli s’infilavano nel letto», raccontava Marina, che lo vide e decise che doveva essere suo («era più bello di Robert Redford e più intelligente di chiunque altro»).
Lui era recalcitrante. Risultato: all’inaugurazione del Centre Pompidou di Parigi, Carlo Ripa di Meana è con l’allora sindaco Jacques Chirac e con Gae Aulenti, a cui era legato da anni. Marina arriva e, senza dire una parola, gli tira un calcio alla gamba sinistra e gli spacca la tibia davanti a tutti. Si sposano nel 1982, testimoni Alberto Moravia e Goffredo Parise per lei, Bettino Craxi per lui. All’inizio, Parise era contrario. Diceva a Marina che i politici erano tutti cretini, le fece una scenata: «Non è da te, tu che vivi d’arte, fra Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli». Aveva torto, perché Carlo Ripa di Meana aggiunge a Marina non solo un cognome nuovamente Oscure dopo i fatti di Ungheria: Ripa aderisce al Psi nella corrente di Impegno Socialista, dirige «Passato e presente», la rivista appunto di Giolitti, ed entra nel Comitato Centrale, diventando anche segretario del Club Turati a Milano.
Dal 1974 al 1979 presiede, da uomo del Psi, la Biennale di Venezia. E nel 1977, anno della furente contestazione, decide tra le polemiche di dedicare la Mostra al dissenso nel blocco comunista. Ripa di Meana, nel libro «L’ordine di Mosca: fermate la Biennale del Dissenso», scritto con Gabriella Mecucci nel 2007 per Liberal Edizioni, lo rivendica come il primo atto di sostegno in Italia, da parte di una istituzione culturale pubblica, verso chi lottava contro i regimi comunisti, spesso pagando col carcere duro e con la stessa vita. A chi gli chiedeva, in qualche chiacchierata romana, di cosa fosse più fiero, rispondeva: «Abbiamo fatto capire al pubblico italiano cosa accadeva nei gulag, negli ospedali psichiatrici, nelle prigioni… di questo, sì, sono soddisfatto». E lo diceva, passati ben più di trent’anni, col suo elegante sorriso, e senza vanteria. Il prezzo nel 1977 è molto alto: l’aperta ostilità del Pci, l’abbandono della Biennale da parte degli intellettuali di quell’area, le difficoltà col governo italiano. Però riesce a proiettare un video clandestino arrivato da Mosca in cui Sacharov racconta la morte della libertà intellettuale sotto il regime comunista.
Ripa di Meana poi ricopre molti ruoli, nella vita pubblica italiana ed europea. Commissario europeo per l’ambiente dal 1985 al 1992, ministro dell’ambiente nel I governo Amato. Dal 1993 al 1996 portavoce nazionale dei Verdi, due volte parlamentare europeo (nel 1998 vota contro l’euro perché sostiene che non può Insieme
Carlo Ripa di Meana e la moglie Marina. Si erano sposati civilmente nel 1982; il matrimonio religioso seguì nel 2002. Lei è scomparsa il 4 gennaio 2018 essere una moneta a coniare un vero Stato europeo, ma deve accadere il contrario), presidente del Comitato nazionale del Paesaggio. È presidente nazionale di Italia Nostra dal 2005 al 2007 e poi guida la sezione romana: con la moglie Marina organizza una indimenticata protesta a Ferragosto contro l’ipotizzato (e mai poi realizzato) megaparcheggio nelle viscere del Pincio. Lui e lei, da soli, in piazza del Popolo sotto il Solleone. E anche in quel gesto, paragonando una piccola cosa a una grande, c’è l’eco del coraggioso 1977.