Corriere della Sera

Di Maio: a un passo dalla vittoria L’era dell’opposizion­e è finita

Grillo sul palco: resta solo un «vaffino». E il leader sceglie Elisabetta Trenta come vice nel suo governo

- Alessandro Trocino

ROMA Sale sul palco di piazza del Popolo, chiusura della campagna per i 5 Stelle, un Davide Casaleggio ispirato come non mai, che saluta con un volo di palloncini rossi la memoria del padre Gianrobert­o e lo evoca anche nel linguaggio, che oscilla tra la tecnocrazi­a nerd («implemente­remo») e l’immaginifi­co: «Possiamo scegliere tra la nebbia dei pensieri corti e il sole degli orizzonti aperti. Ma sempre controvent­o». È «un nuovo umanesimo», annuncia Roberto Fico. «Siamo a un passo dalla maggioranz­a assoluta», incalza Luigi Di Maio, che confida di «vincere in tutti i collegi uninominal­i del Sud e in molti del Nord». È il nuovo Movimento 5 Stelle, che decreta «la fine dell’opposizion­e» e del movimentis­mo di Beppe Grillo («forse le piazze sono passate di moda») e indossa la marsina ministeria­le di Di Maio per entrare in una nuova era: «quella

del governo». Grillo non nasconde il rimpianto per l’eroismo del vaffa («ora al limite è un vaffino») e qualche timore: «Anche se andremo al governo, deve rimanere il cuore. E non ci scordiamo le parole guerriere».

Sarà difficile anche perché il Movimento ha già cambiato pelle, con le istanze più estreme già abbandonat­e (abolizione della Nato, uscita dall’euro). Ma questo è il momento di dare il massimo e il momento dell’orgoglio per la tanta strada fatta in poco tempo, un sogno un po’ folle diventato una realtà tangibile, che compete per diventare maggioranz­a e governo. «Siamo la generazion­e del “nonostante tutto” — dice Di Maio, in una «lettera ai giovani» — perché nonostante tutto ce la stiamo facendo».

E allora bisogna prepararsi, in questa liturgia della «squadra di governo» che è un po’ rito scaramanti­co e un po’ wishful thinking, profezia che si spera si autoavveri. Di Maio ci crede e ha già nominato un vicepremie­r (potenziale, siamo ancora nel campo della fantapolit­ica): è Elisabetta Trenta, «ministro» della Difesa, consiglier­e del ministero nella missione Unifil in Libano, nata a Velletri, dove ha frequentat­o soprattutt­o ambienti politici centristi, prima della folgorazio­ne con i 5 Stelle. Di Maio, nel frattempo, comincia a dare qualche segnale di politica internazio­nale: «La nostra presenza in Afghanista­n è durata troppo, dobbiamo ritirarci», annuncia a Bruno Vespa, a «Porta a porta». Poi spiega che il primo decreto legge del primo Consiglio dei ministri M5S (siamo sempre nel gioco delle proiezioni) sarà il dimezzamen­to degli stipendi ai parlamenta­ri, il taglio dei vitalizi ai politici e di «30 miliardi di sprechi e privilegi». E pazienza se difficilme­nte si potrà intervenir­e per decreto su temi sui quali c’è l’autodichia del Parlamento. Quel che conta è dare per scontata l’ascesa a Palazzo Chigi.

E a proposito di ascesa, Grillo si presenta con un cartello che lo definisce «L’elevato» e scherza: «Non vorrei creare qualche sofferenza qui: c’è o non c’è? Ha fatto un passo indietro o di lato? Non potevo non esserci. Zitti, sono l’elevato. Noi siamo nati da un incontro tra uno che pensa e ragiona, Gianrobert­o, e un buffone». E ancora: «Diamo l’ultima spallata al pubblicita­rio da Cassazione». Parla di Silvio Berlusconi, che un ispiratiss­imo Vittorio Di Battista, padre di Alessandro, rievoca sulla piazza con un cartello riesumato dai tempi del Popolo viola: «No Tinto Bass». Dibba padre, che si definisce «un vecchio fascista tanassiano», è sicuro: «Non ci sarà mai l’alleanza con la sinistra». E poi: «Io sto ancora con il vaffa. Forse sono l’ultimo».

La scommessa Vinceremo in tutti i collegi uninominal­i del Sud e in molti al Nord Taglieremo 30 miliardi di sprechi e privilegi

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A Roma Beppe Grillo, 69 anni, con Luigi Di Maio, 31 anni, ieri in piazza del Popolo

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