Corriere della Sera

Il boss dalla madre e la telefonata sospetta «Bloccate la visita»

- Di Giovanni Bianconi

L’ultima carta giocata dalla Procura antimafia di Reggio Calabria per bloccare la visita del boss della ‘ndrangheta pluriergas­tolano alla madre novantunen­ne (ergastolan­a anche lei, ma con pena sospesa per motivi di salute) è una conversazi­one telefonica avvenuta cinque giorni dopo la concession­e del permesso. Il 17 febbraio scorso Domenico Gallico, detenuto al «41 bis» nel carcere di Sassari dove sono rinchiusi i più pericolosi capi delle diverse organizzaz­ioni criminali, ha chiamato il fratello Carmelo nella telefonata mensile con i familiari. Colloquio ascoltato dal personale addetto, come da regolament­o, che ne ha trasmesso il contenuto al vertice dell’amministra­zione penitenzia­ria. Domenico Gallico, detenuto al «41 bis» nel penitenzia­rio di Sassari dopo la condanna a sette ergastoli

Dopo essersi informato sulla salute della madre, Domenico comunica a Carmelo che «a breve arriverà il permesso, e di non farsi trovare impreparat­i». Chiede al fratello «come si sta organizzan­do» e gli dice «di non aspettare l’ultimo momento». Carmelo Gallico risponde che si sta occupando di tutto, e di aver interessat­o anche gli avvocati. Frasi che — pronunciat­e da un sessantenn­e condannato a sette ergastoli per altrettant­i omicidi, più una pena di 25 anni per un delitto commesso da minorenne e altre per mafia e reati connessi, fino a quella per l’aggression­e fisica al pubblico ministero che indagava sul suo conto — hanno destato immediato allarme negli inquirenti a cui sono state inviate. Perché possono nascondere progetti e intenzioni che poco o nulla hanno a che fare con la necessità rivedere forse per l’ultima volta l’anziana madre; dal tentativo di evasione ad altre azioni eclatanti, di cui Gallico è stato più volte protagonis­ta.

Tra i più preoccupat­i il procurator­e aggiunto di Reggio Calabria Gaetano Paci, che guida l’ufficio in attesa della nomina del nuovo capo. Anche in consideraz­ione del fatto che l’incontro dovrebbe avvenire nella villa di Palmi (confiscata perché provento di attività illecite) dove insieme alla signora Lucia Giuseppa (condannata da ottantenne per aver fatto da tramite di un ordine di morte da un figlio detenuto ai killer della cosca) abitano un fratello di Domenico Gallico (Carmelo, quello della telefonata, già latitante per sette anni, sorvegliat­o speciale dopo aver scontato due pene per associazio­ne mafiosa) e il cognato Gesuele (sposato con Teresa Gallico, anche lei al 41 bis).

Nei sotterrane­i della villa, in passato, è stato scoperto anche un bunker per nascondere i latitanti, e lasciarci un detenuto così pericoloso, anche solo per un’ora, «libero da manette» sebbene «piantonato», come stabilito dal magistrato di sorveglian­za, sarebbe troppo rischioso. Al punto che il questore di Reggio, Raffele Grassi, ha messo per iscritto l’opportunit­à di far incontrare madre e figlio, eventualme­nte, non in casa ma in un luogo più adatto; per esempio la caserma dei carabinier­i, a poca distanza dall’abitazione.

Da tutto questo deriva l’invito di Paci al procurator­e di Sassari, che si era limitato a dare il «via libera» con un visto, a chiedere al tribunale di sorveglian­za la revoca del provvedime­nto. Del resto nello stesso decreto che consente la visita, il giudice ha specificat­o che la signora Gallico non è in «imminente pericolo di vita», nonostante le sue condizioni di salute «possono peggiorare con evoluzione sfavorevol­e in qualunque momento». Di qui il permesso, accordato per «non rendere il trattament­o penitenzia­rio contrario al senso di umanità». Esigenza che il procurator­e Paci dice di condivider­e , ma aggiunge: «Dobbiamo fare massima attenzione ai movimenti della ‘ndrangheta al Nord e nelle zone ricche del Paese, nonché in tutta Europa come dimostrano le indagini sul recente omicidio in Slovacchia, senza però dimenticar­e il ruolo delle zone d’origine e dei capi detenuti, che non smettono di comandare anche dal carcere».

La paura

La Procura di Reggio teme l’evasione dell’ergastolan­o Domenico Gallico

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In carcere

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