La telefonata di Capasso alla bimba che poi ha ucciso «Non ti farò mai del male»
ROMA Un misto di premeditazione e perdita di senno sembra aver armato la mano di Luigi Capasso, il 43enne appuntato scelto dei carabinieri che mercoledì ha ucciso le due figlie, ferito in modo grave la moglie a colpi di pistola e poi si è suicidato. Prima l’incapacità di accettare le conseguenze delle sue azioni: le botte, il tradimento, le umiliazioni ai danni di Antonietta Gargiulo, che dopo 20 anni assieme e 17 di matrimonio avevano spinto la 39enne a lasciarlo. Poi, l’improvvisa presa di coscienza sulla irrimediabilità della situazione e la scelta lucida di spingersi fino al gesto estremo della strage.
L’indagine avviata dal procuratore aggiunto di Latina, Carlo Lasperanza, vuole accertare se in questo crescendo ci siano state omissioni da parte di chi, nell’arma, era deputato a sincerarsi della salute mentale dell’uomo. Tenendo conto che Capasso di fatto si era già allontanato da casa e che nell’esposto della moglie, pur riferendo della aggressione del 4 settembre davanti allo stabilimento Findus di Cisterna di Latina, non si ravvisavano elementi di pericolosità tali da far scattare l’arresto.
Per ricostruire gli ultimi mesi sono stati acquisiti sia i biglietti portati dal 43enne nella casa di via Collina dei Pini (indicazioni sul proprio funerale e quello delle figlie, disposizioni per vendere la casa e lasciti ai familiari) sia le telefonate registrate, trovate nella memoria del suo telefono. Tra queste, una del 9 dicembre, è stata diffusa ieri dalla trasmissione Pomeriggio cinque. Il militare chiama sul cellulare della moglie per chiedere alle figlie di andare in gita con lui. Antonietta sembra non avere obiezioni ma forse vuole solo ammorbidirlo temendone la reazione. «Se la devono sentire loro...», spiega. Poi convince la più grande, Alessia, a venire al telefono. Capasso illustra il suo progetto alla tredicenne che però esita. «Non... non ti preoccupare di papà, non ti faccio niente, ho bisogno pure io di...», dice lui. E Alessia risponde: «Lo so che tu non mi faresti mai del male...», ma è scossa. La mattina alla Findus ha visto il padre picchiare la madre ed è stata chiusa in camera assieme alla sorella. «Alessia se mai proviamo a stare insieme mai, mai sappiamo se stiamo bene o no...». «Però da soli io non...», ribatte lei. Poi dice che ci penserà e ripassa il telefono alla mamma. E qui Luigi prova a convincere la moglie.
«Anto’, io non ti farei mai del male, già te ne ho fatto io...». Lei ascolta ma non cede: «Ora sto tranquilla con le mie figlie a riprenderci perché — scandisce — io-stomale. Ci ho messo una settimana...». E poi ancora: «Stai male, io me lo immagino, però tu sai tutta la verità, tu sai tutto quello che io ho fatto per te... Allora io, spero che tu veramente faccia un percorso, e diventi... l’uomo migliore che tu puoi essere perché le potenzialità le hai, ma hai anche tante problematiche. Avevi tutto, eri stra-amato. Dico alle bambine di pregare per te». Lui prova a spiegare. Lei si sfoga: «Sono stata svergognata, tradita, maltrattata, picchiata... Perché se era una volta che è successo, dici “io mi sto curando”. Ma io e te la sappiamo la verità... Hai superato tutti i limiti...».
Poi si salutano con freddezza. Meno di tre mesi dopo lui si presenterà armato. Il caso
● La mattina del 28 febbraio a Cisterna di Latina un appuntato dei carabinieri, Luigi Capasso, 44 anni, originario di Napoli, ha sparato alla moglie (ferita gravemente) da cui si stava separando e poi si è barricato in casa dove ha ucciso le due figlie di 13 e 8 anni. Dopo ore di negoziati con le forze dell’ordine si è suicidato
● Il carabiniere ha lasciato alcune lettere, indirizzate ai fratelli e ai genitori. Nelle missive c’erano scritte le indicazioni per ripartire l’eredità, i risparmi, la casa coniugale e pagare le spese per i funerali