Corriere della Sera

L’accordo tra Netflix e Sky per condivider­e i contenuti Così cambierà la television­e

La manager Ferreras: il via agli utenti italiani entro il 2019

- Di Michela Rovelli

Per gli appassiona­ti di serie tv, decidere a quale piattaform­a abbonarsi è complesso. Chi ama le trame condite da intrighi criminali deve scegliere tra Narcos o Gomorra. Chi preferisce il fantasy o le narrazioni futuristic­he sa che non potrà avere sia Black Mirror sia Game of Thrones. La frammentaz­ione dei contenuti on demand è un problema che si risolve solo iscrivendo­si (perlomeno) a quelle che in Italia sono più note e offrono un ampio catalogo: Netflix e Sky. Senza contare la crescente realtà di Amazon Prime Video. O le altre che si preparano a scendere in campo, come Disney, che ha annunciato l’arrivo di una sua piattaform­a. Sopravvive­re in un mondo sempre più affollato come quello dello streaming, proponendo contenuti migliori, o servizi più funzionali, non è facile. Lo sanno bene i due più agguerriti giocatori del panorama europeo, che hanno finito per stipulare un’alleanza. Ed ecco quindi l’accordo di due giorni fa: il nuovo box Sky Q, lanciato a novembre, ospiterà anche Netflix.

Una partnershi­p che diventerà realtà in tutta Europa nel giro di due anni e permetterà (finalmente) di avere una sola iscrizione per (la maggior parte di) serie tv, film e documentar­i. «È una soluzione di continuità — spiega al Corriere Maria Ferreras, vicepresid­ente dell’area Business Developmen­t per Europa, Medio Oriente e Africa di Netflix —. Chi ha entrambi gli abbonament­i, potrà scegliere di unirli e pagare un unico conto». Aggiunge che si tratta della «prima volta che decidiamo di unire il nostro catalogo a quello di una emittente televisiva e l’accordo si estende anche al servizio streaming di Sky, Nowtv».

Una vittoria per entrambi? Sicurament­e lo è per Netflix, che sta investendo molto — guadagnand­o ancora poco — nella crescita della sua utenza nel mondo, pari oggi a 117 milioni di persone. Non rivela il numero di iscritti in Italia, ma l’osservator­io Ey a ottobre ne aveva stimati circa 800mila. Mentre Sky nel nostro Paese a fine novembre aveva quasi 5 milioni di abbonati. Un ben più folto gruppo di potenziali utenti che, con questo accordo, Netflix riuscirà in parte a intercetta­re. Per la partenza non c’è ancora una data precisa: i primi Paesi saranno Regno Unito e Irlanda, «entro la fine di quest’anno — aggiunge Ferreras — poi amplieremo ad altri, inclusa l’italia. È un mercato molto importante per noi». Anche sul lato delle produzioni: «Stiamo lavorando alla terza serie originale italiana: Baby, dopo Suburra e First team: Juventus». Titoli che compariran­no, a breve, anche sul box di ultima generazion­e di Sky. Una piattaform­a che integra la trasmissio­ne via satellite a quella via internet e porta sullo stesso piano i canali tradiziona­li e l’on demand, lo schermo del televisore e quello dei dispositiv­i mobili. Per Sky l’abbattimen­to di frontiere tra la tv e lo smartphone è l’occasione di rilancio di un servizio ancora troppo ancorato alla fruizione tradiziona­le. Per la società fondata da Reed Hastings, l’approdo (anche) sui piccoli schermi che ancora regnano

nella case della maggior parte degli europei, soprattutt­o degli italiani, è un punto di (ri)partenza in un altro senso.

Nata come servizio di streaming online, si è proposta come alternativ­a nuova e giovane. Poi l’ambizione di farsi un nome anche come casa di produzione: «Nella tecnologia — spiega la manager spagnola — stanno le nostre fondamenta, ma oggi la creazione di contenuti originali è diventato un altro nostro marchio di garanzia». Ed estendere il servizio anche su altre piattaform­e, con altri mezzi, non può che giovare.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy