Corriere della Sera

La rivolta silenziosa di Danya e le altre

- Di Paolo Lepri

Una rivoluzion­e silenziosa è il documentar­io, appena presentato a Berlino, in cui la regista saudita Danya Alhamrani racconta le donne che come lei sono arrivate dove nessuna prima di loro aveva mai sperato. Ci si chiede come abbiano fatto in un Paese nel quale l’interpreta­zione più rigida della legge islamica prevede divieti incredibil­i e impedisce di prendere decisioni sulla propria vita senza il consenso di un tutore di sesso maschile. Tra queste donne — atlete, giornalist­e, dirigenti Onu — anche Raha Moharrak, la prima alpinista provenient­e dalla monarchia wahabita che ha conquistat­o il Monte Everest.

Danya, 45 anni, è nata in North Dakota. Madre americana, padre saudita. Dopo aver studiato cinema a San Diego, ha fondato a Gedda (dove la famiglia si era trasferita) la prima casa di produzione creata e diretta da una donna. «Niente è stato facile, ma il cambiament­o è inevitabil­e», ha detto in un’intervista a Deutsche Welle, spiegando il paradosso di una società dominata dalla segregazio­ne in cui qualche volta si può salire in alto superando molti ostacoli ma è sempre stato impossibil­e — per chi appartiene all’altra metà del mondo — fare passi graduali partendo dal basso.

Che cosa sta accadendo in questo Paese ultraconse­rvatore, i cui spiragli di novità sono stati messi in evidenza recentemen­te da Thomas Friedman? Come ha scritto Viviana Mazza sul Corriere, con il piano «Vision 2030» il principe ereditario Mohammed bin Salman «vuole “saudizzare” l’economia, per ridurre la disoccupaz­ione giovanile, e “femminiliz­zare” il mercato del lavoro», affiancand­o aperture sociali alle riforme per garantire l’indipenden­za dal petrolio. Intanto è stato abolito il divieto di guida per le donne, che da dicembre possono partecipar­e a manifestaz­ioni sportive. Ma non bisogna fare l’errore, avverte Sebastian Sons, autore di Costruito sulla sabbia. Arabia Saudita, un alleato problemati­co, di chiudere gli occhi sulla «catastrofi­ca» situazione dei diritti umani: il numero delle condanne a morte e dei prigionier­i politici è aumentato fortemente da quando re Salman è salito al trono. La rivoluzion­e silenziosa, insomma, deve trovare qualche altoparlan­te da noi, in Europa.

@Paolo_lepri

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